TRENTO, ARTE E STORIA – 1

trento da vedere – 64

I Thun erano signori non solo del palazzo ora sede del municipio ma anche di tutta quella quinta di caseggiati compresi fra via delle Orne e via Manci. Quante persone saranno entrate nella costruzione all’angolo con via Manci per recarsi nella sede del Festival, un salone dominato da un grande caminetto con lo stemma dei Thun? Percorrendo l’andito d’ingresso del palazzo avranno forse gettato uno sguardo distratto ad una bellissima lastra marmorea a rilievo, incastrata nella parete quasi a livello del terreno. E’ la pietra tombale di Dorotea Thun, figlia di Antonio e sorella di Sigismondo, legato imperiale al Concilio di Trento. Dorotea era andata sposa ad un nobile cremonese, Andrea Borgo, consigliere presso la Santa Sede. Quando essa morì, il marito le fece erigere nella chiesa di S. Marco una cappella, dove pose un monumento da cui proviene l’artistica lastra marmorea con epigrafe e parole toccanti messe in bocca a Dorotea: “Perché piangi? Perché tanto lutto per la mia morte felice? Le tue lacrime turbano la mia gioia. Lascia, te ne prego, i mesti lamenti: la vita m’ha sorriso. Non era nel mio destino un’esistenza più lunga. Sono scomparsa immatura, ma a te, ottimo coniuge, conceda la vita più lunghi anni”. La lapide fu trasportata dai Thun di castel Bragher nel loro palazzo di via Belenzani quando il convento degli Agostiniani venne soppresso agli inizi dell’Ottocento

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