TRENTO, ARTE E STORIA – 3

trento da vedere – 208

A metà del Seicento i signori di Wolchenstein-Trotsburg con Gaudenzio Fortunato figlio di Alberto di Wolchenstein e di Giovanna Madruzzo e capitano della “terra di Trento” per i conti di Tirolo, entrano in possesso di due fra i più celebri castelli del Trentino: castel Ivano in Valsugana e castel Toblino in val del Sarca. Castel Ivano era un ottimo punto strategico lungo la Valsugana, con quella poderosa cinta che gli girava completamente attorno. Ma castel Toblino rappresentava la perla dei possedimenti dei Wolchenstein, un fascinoso scrigno d’arte e di storia, posato su una piattaforma rocciosa lambita per tre quarti da acque lacustri, dove il tiepido soffio mediterraneo proveniente dal lago di Garda mitiga la fresca brezza delle rocce e delle montagne circostanti. Castel Toblino fu nel Medioevo proprietà dei signori di castel Campo nelle Giudicarie, poi divenne feudo vescovile, cioè alle dirette dipendenze della Chiesa tridentina. Così il principe vescovo e cardinale Bernardo Clesio iniziò un radicale lavoro di ricostruzione e di restauro, per togliere al castello il suo disordinato aspetto ed elevarlo in tal modo a sua signorile residenza. Verso la metà del Cinquecento castel Toblino passò ai signori di Madruzzo, il potente casato nobiliare che dal 1539 al 1658 diede alla cattedra di San Vigilio una serie ininterrotta di quattro principi vescovi, fra i quali spicca la figura di Cristoforo Madruzzo. Ma dopo la scomparsa nel 1658 del principe vescovo Carlo Emanuele, ultimo rampollo maschio dei signori di Madruzzo e noto per la sua relazione con la bella Claudia Particella, castel Toblino, passa, come detto, attraverso Giovanna Madruzzo, al casato dei Wolchenstein-Trotsburg

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