MARIANO DALLAPE’
Brusino di Cavedine, 1846 â Stradella (Pavia) 1928
a cura di Cornelio Galas
Mariano Dallapè nacque a Brusino di Cavedine (allora sud-tirolo austriaco) nel 1846. Poco piÚ che ventenne abbandonò le sue montagne e scese in Italia, come si diceva allora, a cercar fortuna. Trovò lavoro a Genova come minatore fuochista per le opere di ampliamento del porto.

Brusino di Cavedine
Lo scoppio anticipato di una mina lo ferĂŹ rendendolo claudicante e inabile al lavoro. Fu cosĂŹ costretto a riprendere mestamente la via di ritorno verso il natio Trentino. Fortunatamente aveva con sĂŠ il suo vecchio e rudimentale organetto austriaco che sapeva suonare con rara maestria e che gli permetteva, esibendosi sulle aie e nelle osterie che trovava cammin facendo, di raggranellare quanto bastava per un pasto frugale ed un giaciglio per la notte.
Destino volle che proprio a Stradella, nel cuore dell’Oltrepò Pavese, il fedele organetto si sfiatasse completamente a causa della rottura di alcuni congegni metallici. Afflitto, ma non vinto dal grave inconveniente, Mariano s’ingegnò a ripararlo. La cosa gli riuscĂŹ tanto bene che si trovò fra le mani uno strumento quasi nuovo, piĂš sonoro, piĂš preciso. Un miracolo!

Stradella
Mariano però non si accontentò. Smanioso di mettere in pratica alcune ingegnose idee che la riparazione e le sue necessitĂ di musicista gli avevano suggerito, pensò di costruirsi uno strumento innovativo, addirittura con nuove concezioni che permettessero quella maggiore ricchezza sonora che mancava allo strumento rudimentale a poche voci per l’accompagnamento qual era l’organetto austriaco.

Mariano Dallapè
Il risultato fu eccezionale, il plauso universale, tanto che in conclusione della Voce “FISARMONICA” sull’Enciclopedia Italiana della Musica, si legge testualmente: “⌠il personaggio di maggior rilievo che in Italia riuscĂŹ, con geniali intuizioni, a trasformare l’arcaico organetto nella piĂš completa e complessa fisarmonica diatonica a cassetta, fu lo stradellino d’adozione ma trentino di nascita MARIANO DALLAPE'”.

Mariano Dallapè
L’azienda, creata da Mariano, è sempre stata di proprietĂ della famiglia DallapĂŠ. Al fondatore succedette il figlio Onorato Amleto, che aveva altrettanto talento, ma che purtroppo morĂŹ lo stesso anno del decesso del genitore (1928).

Il nipote di Mariano Dallapè: porta lo stesso nome e cognome
Della continuazione s’incaricò quindi, il nipote Giuseppe, figlio del fratello di Mariano, che contribuĂŹ brillantemente a conservare ed accrescere il prestigio del nome ereditato. Dal 1969 la tradizione familiare è stata poi continuata dai tre figli di Giuseppe: Mariano, Amleto e Fabio.
La Dallapè si poteva vantare di costruire ogni particolare dello strumento allâinterno dello stabilimento. Il fabbricato era articolato in diversi capannoni con unâofficina meccanica per la preparazione degli stampi e di tutti i piĂš piccoli particolari metallici delle fisarmoniche ed in particolare dei semilavorati delle âvoci â che hanno sempre costituto la particolaritĂ ed il pregio delle fisarmoniche Dallapè.
Abbinati allâofficina câerano anche un reparto fonderia (dove avveniva la fusione delle piastre supporto delle voci piĂš basse dello strumento e che utilizzava una lega speciale di alluminio e bronzo miscelati in quantitĂ che costituivano un poâ il segreto della loro sonoritĂ ) e un reparto attrezzato con bagni galvanici dove parecchi particolari metallici venivano zincati e cromati.
Câera poi un attrezzato reparto falegnameria con macchinari per la lavorazione del legno dove prendeva corpo la struttura dello strumento. Era anche presente un ampio magazzino dove confluivano tutti i semilavorati da distribuire agli operai per le varie lavorazioni di loro competenza.
Câerano anche il reparto âmanticistiâ per la preparazione del mantice della fisarmonica, il reparto âdecoratoriâ che si occupavano dellâeleganza estetica con ricchi intarsi di madreperla sul corpo dello strumento, il reparto âtastieristiâ che preparavano le tastiere a tasti ed a bottoni, il reparto âmeccanicariâ dove venivano montati i meccanismi dei bottoni dei bassi, il reparto âvocisti â dove si assemblavano le piastrine con lâancia vibratile che davano il suono alla fisarmonica.
Erano ancora presenti, dislocati in vari stanzini separati dove lavoravano senza disturbarsi, gli âaccordatoriâ . Infine il locale per lâassemblaggio finale della varie parti dove avveniva anche la correzione di eventuali difetti , il collaudo e il controllo di qualitĂ . Per ultimo il reparto âspedizioni.â
Il controllo qualitĂ era meticoloso e come sigillo finale di garanzia câera sempre il tocco finale del fondatore che, proprio quale garanzia del fatto che lo strumento era passato nelle sue mani, apponeva su ogni fisarmonica , integrata nellâintarsio in madreperla , una sua fotografia.
Annessi alla fabbrica sono ancora presenti anche gli uffici arredati negli anni â30 e lo studiolo dove lavorava Mariano Dallapè con ancora il suo banchetto da lavoro.
Negli anni a seguire, dopo il 1929, varie vicende dovute a fenomeni economici (1929 Wall street) di natura musicale legati al cambio delle mode, di natura politica relativi a problemi nei vari mercati mondiali di diffusione, hanno portato ad un ridimensionamento della superficie della fabbrica che comunque ha mantenuto lâimportante facciata e parecchi dei vari reparti con tutte le attrezzature ed i macchinari.
Alla fine del 2010 ĂŠ stato prodotto lâultimo strumento e il trade-mark è stato ceduto alla ditta Roland che a tuttâoggi provvede a mantenere alto nel mondo il nome di Dallapè grazie alla diffusione mondiale del mitico suono attraverso lâutilizzo della tecnica del campionamento applicata alle loro fisarmoniche digitali.