TRENTINI FAMOSI, MA NON TROPPO – 1

a cura di Cornelio Galas

Strano ma vero. Giorno dopo giorno scopro che noi trentini (anch’io non ne esco indenne) conosciamo poco la storia della nostra terra. E soprattutto siamo ignoranti, molto ignoranti, insomma cadiamo dalle nuvole, facciamo la classica scena muta, se qualcuno cita il nome di quello che dovrebbe essere un famoso personaggio nostro “compaesano”.

Da qui l’idea di proporre alcuni di questi trentini “importanti”, ma evidentemente non troppo e comunque dimenticati nei libri scolastici, in vari settori, in varie epoche storiche. Stop. Parto subito con il primo: Giovanni Antonio Scopoli.

220px-Scopoli_Giovanni_Antonio_1723-1788

GIOVANNI ANTONIO SCOPOLI

Cavalese (Trento), 13 giugno 1723 – Pavia, 8 maggio 1788

Fece le elementari in una scuola privata del paese natio, le medie a Trento e il ginnasio ad Hall. Iscrittosi a medicina presso l’università di Innsbruck, si laureò nel 1743 e subito dopo esercitò per vari anni la professione medica prima a Cavalese, poi a Trento e infine a Venezia. Nel 1749 prendeva in moglie Albina de’ Miorini figlia di Carlo Antonio, il maggiore esponente della più facoltosa famiglia di Cavalese.

JAScopoli

Poi, e per due anni, fu in Stiria, a Graz e a Seckau, al seguito del trentino Leopoldo Ernesto Firmian (1708-1783) dal 1763 vescovo di Passau e cardinale dal 1772. Nel 1753 superava a Vienna l’esame di «medicina universale» per potere esercitare la professione medica in tutti i paesi dell’impero asburgico.

Dal 1754 al 1767 fu medico e insegnante di metallurgia chimica a Idria (Slovenia), dove per 13 anni «patì tutti i possibili dolori» compresa la perdita della moglie e della figlia nel secondo dei due incendi che devastarono la sua casa. Nel 1758 si risposò a Lubiana (Slovenia) con Caterina de’ Franchenfeldt.

linnaeus1

Nel 1767 fu chiamato dall’imperiale governo austriaco alla cattedra di mineralogia e di metallurgia dell’Accademia Montanistica di Schemnitz oggi Banska Stiavnica (Ungheria, ma ora in Slovacchia). Qui gli morì la seconda moglie e qui si sposò, per la terza volta, con Carolina de’ Freyenau, appartenente a una delle più distinte famiglie ungheresi.

Nel 1776 accettò la carica di professore di chimica e di botanica all’università di Pavia dove «potè finalmente vivere più dignitosamente». Nel 1787 perdeva l’occhio destro «in conseguenza di molti lavori, specialmente microscopici» e l’anno dopo moriva nella città patavina all’età di 65 anni.

Scop772d

Nella sua vita fu perseguitato dalla sfortuna che lo colpì negli affetti e nei beni (tra l’altro perdette la maggior parte dei suoi libri professionali, dei suoi manoscritti, dei suoi strumenti di lavoro etc. prima presso Ungeroth in Baviera durante un viaggio di trasferta in barca sull’Inn e poi nei due incendi che distrussero la sua abitazione slovena).

Il suo nome, inoltre, è legato a uno degli episodi più squallidi della storia accademica italiana del XVIII secolo: l’accusa – con il sacerdote Giovanni Serafino Volta (1764-1842), conservatore del Museo di Storia Naturale di Pavia, con il celebre chirurgo e anatomico di Motta di Livenza Antonio Scarpa (1747- 1832) e con l’abate matematico di Pomarolo (Trento) Gregorio Fontana (1735- 1803) – che l’illustre abate fisiologo Lazzaro Spallanzani (1729-1799) avesse asportato alcuni pezzi zoologici (pesci, serpenti e un armadillo) dal museo universitario patavino per arricchire la sua collezione privata di Scandiano (Reggio Emilia).

Spallanzani

Spallanzani

La denuncia dell’«imprevisto e ignominioso crimine» (estate 1786) fu indirizzata dai quattro studiosi non solo al governo imperiale della Lombardia e alla Suprema Commissione Ecclesiastica degli Studi (Spallanzani era abate), ma in litteris anche a tutti i membri delle università italiane e a tutte le personalità culturali d’Europa.

L’inchiesta, diretta dal ministro plenipotenziario Wilsek, si svolse nell’autunno del 1786 e assolse completamente (con tanto di editto imperiale) il celebre abate. E, sebbene questo editto invitasse anche i professori «alla moderazione, alla tolleranza e alla concordia», Spallanzani definì Scopoli «un povero physis intestinalis» nome col quale Scopoli aveva battezzato una porzione di arteria-trachea d’uccello descritta come una nuova specie di verme intestinale.

Scopoli_plaque_Cavalese

Uno sbaglio che Spallanzani evidenzierà in due opuscoli anonimi del 1788 e vivacemente polemici contro il Nostro; poi, «pentitosi, ne ritirò quante più copie poté, sempre però negando di esserne stato l’ autore.

L’errore di Scopoli, in questa vicenda, fu quello di schierarsi con uno dei funesti partiti nei quali era divisa l’università. Ne ricevette una grave ammonizione per il danno che aveva recato alla reputazione dello Spallanzani, accusandolo senza prove sufficienti e fidando cecamente nell’ispezione del Volta suo (di Scopoli) falso amico».

14030252839

«La sua abitudine a lavorare sodo» comunque «gli procurò molte inimicizie». Giuseppe Frank, docente di medicina a Pavia, scrisse che come scienziato emulava Linneo, «sicché egli naturalmente sottopose lo Spallanzani a un esame quando egli venne a Pavia e non gli nascose i suoi sentimenti» e il risultato portò alla rottura fra i due.

Contrariamente a quanto hanno scritto alcuni dei suoi non pochi biografi, l’archivio e i libri patavini d di Scopoli non andarono del tutto «smarriti»: i cultori di botanica e di zoologia avranno modo di rivederli (almeno i campioni noti a chi scrive) quando alcune collezioni private di libri e di miscellanee naturalistiche saranno messe pubblicamente a disposizione degli  appassionati.

a44444444

Scopoli trascorse molto tempo a studiare la natura, pubblicando nel 1760 la Flora Carniolica e un’importante opera di entomologia. Descrisse, minuziosamente, i caratteri macroscopici e caratterizzanti di 187 specie fungine, dividendole in 11 generi, secondo la tassonomia di Linneo. Le specie che portano il suo nome sono una trentina, tra le quali ricordiamo:

  • Amanita caesarea
  • Clitocybe inversa
  • Macrolepiota procera
  • Sarcoscypha coccinea.

Un’altra sua opera fu Anni Historico-Naturales (1769-72), che comprende le descrizioni di nuove specie di uccelli, provenienti da varie collezioni.

Scopoli_1776_t

Dal 1769, Scopoli fu professore di chimica, mineralogia e metallurgia all’Accademia Mineraria di Schemnitz (oggi Banská Štiavnica). In questi anni produsse le sue opere scientifiche più rinomate di botanica e mineralogia.

Nel 1777 si trasferì all’Università di Pavia per ricoprire la cattedra di chimica e botanica, incarico che conservò fino all’anno della morte, nonostante il coinvolgimento nel fallito tentativo di screditare il collega Lazzaro Spallanzani agli occhi delle autorità universitarie e governative. Il suo ultimo lavoro fu Deliciae Flora et Fauna Insubricae (1786-88), che include i nomi scientifici di uccelli e mammiferi descritti da Pierre Sonnerat, nei suoi appunti di viaggio.

page5-220px-Giovanni_Antonio_Scopoli_-_Flora_Carniolica.pdf

A Scopoli fu dedicato il genere Scopolia della famiglia Solanaceae; la specie più nota è Scopolia carniolica Jacq., ricca in alcaloidi ad attività narcotica. Un alcaloide, presente in diverse solanacee ed anche in S. carniolica, la Scopolamina, venne così chiamato in suo onore.

107953129_-di-mineralogia-9781274301512-giovanni-antonio-scopoli-

 Allo Scopoli, per quanto riguarda la disciplina in oggetto, si devono peraltro le prime raccolte e osservazioni scientifiche sull’ofidiofauna della Val di Fiemme (Trentino), oltre che di varie località della Lombardia, del Veneto nordorientale, del Friuli, della Venezia Giulia, della Slovenia ecc.

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento