I “SEGRETI” DEL FASCISMO – 29

a cura di Cornelio Galas

  • documenti raccolti da Enzo Antonio Cicchino

Benito Mussolini

Discorso di Mussolini
al Direttorio Nazionale del PNF
del 24 giugno 1943

Il testo è quello pubblicato da “Il popolo d’Italia” il 5 luglio 1943. Tra parentesi quadre sono indicate le varianti, rispetto al testo effettivamente pronunciato.

Queste [Le] cifre [sulle forze numeriche del Partito] sono veramente indicative e meritano qualche [commento] riflessione. Dimostrano che la massa dei tesserati è sempre imponente e credo che anche quando siano compiute le necessarie selezioni ed epurazioni, la massa rimarrà sempre considerevole.

Saremo sempre, come dobbiamo essere, un Partito di massa. Perché per governare e dirigere una nazione di quarantasei milioni di abitanti, che saranno fra non molto cinquanta milioni, ci vuole una massa, ci vogliono decine e decine di migliaia di gerarchi, che intorno debbono avere centinaia di migliaia di [collaboratori animati dalla stessa fede.] uomini. L’importante è di selezionarli a mano a mano, a seconda delle necessità e a seconda delle epoche.

Benito Mussolini a Villa Torlonia

Il mio intervento a questa riunione è dovuto al fatto ch’io voglio riferire al Direttorio sull’indirizzo che mi è stato rimesso a Villa Torlonia dal segretario del Partito, e che io ho ritenuto di dovere rendere di pubblica ragione. Avrei potuto farne anche a meno, come non sono state rese di pubblica ragione altre decisioni del Direttorio concernenti il tesseramento o meno degli impiegati dello Stato, se si doveva fare o no la lotta anti-giudaica (a mio avviso era necessario, sacrosanto il farla).

Non ho tolto da quell’indirizzo se non il periodo che mi riguardava personalmente. [Ma] Ho reputato fosse bene renderlo noto alla nazione, perché quelle sono idee non solo del Direttorio del Partito, ma le mie. Ed è bene che la nazione sappia che ad un certo momento la vite potrebbe stringersi con un [rigore] vigore che forse taluni non sospettano ancora.

Carlo Scorza

Le reazioni a questo indirizzo, per quello che riguarda l’estero, sono state le solite. Evidentemente questa gente, specialmente gli inglesi, dimostrano di essere un popolo crudele e stupido ad un tempo, e non vale di occuparsi di loro. Non si polemizza con le nazioni nemiche se non a colpi di cannone: la migliore polemica è quella delle armi. Vi si può aggiungere anche l’altra, ma l’altra non può sostituire la prima, evidentemente.

Per quello che riguarda viceversa l’interno, ci sono stati alcuni sfasamenti e [temporanee deviazioni polemiche, nonché erronee interpretazioni.] si tendeva a voler mettere in causa il Partito e l’azione svolta dal Regime in questi ventun anni. Il Camerata Scorza è intervenuto, perché, evidentemente, questo non [era lecito uscire dal seminato.

E certo che] poteva essere tollerato, perché io difendo il Partito, sempre, in ogni caso, comunque e dovunque. Ora il Partito in tutte le sue epoche è stato all’altezza dei suoi compiti. [Gli uomini hanno] Ha commesso degli errori: li vedremo fra poco. Ma furono sempre commessi in buona fede.

[Fu] Forse fu un errore quello della gestione Muti, di immettere nel Partito tutti i combattenti della guerra mondiale [?]. [Non credo.] Ma vennero i combattenti stessi a [dirci] dire: “Perché ci volete lasciare sulla porta? Molti di noi, contadini di piccoli centri, credevamo che essere nell’Associazione Combattenti o nel Partito fosse la stessa cosa”. Si è pensato che dare questo riconoscimento a questi vecchi [, valorosi] combattenti della guerra mondiale fosse un gesto comunque doveroso e in ogni caso non pericoloso [, anche se]. Il Partito [accresceva i suoi effettivi di alcune centinaia di migliaia di uomini.] si è gonfiato, allora, chi dice di seicentomila, chi di settecentomila individui.

Può essere stato un errore quello [, in un certo momento,] della gestione Serena, di voler [, dirò cosí, “ufficializzare”] ufficializzare troppo il Partito. Se non [avessi tirato la martinicca,] mi fossi opposto, ad un certo momento diventavano pubblici ufficiali anche quelli che [stanno] stavano nei bar a distribuire bevande nei Dopolavoro. Anche lí [, però,] si è peccato per eccesso, non per difetto.

Benito Mussolini

È chiaro che i gerarchi del Partito devono godere di un’autorità [indiscussa e] immediata [e devono perciò possedere le attribuzioni e relative responsabilità di pubblici ufficiali.] : devono essere anche pubblici ufficiali, anche se la parola “pubblico ufficiale” non è sempre simpatica. Del resto questo Partito ci ha dato le

[Il Partito non è solo nelle] cifre che vi ha letto in questo momento il camerata Scorza: [è nelle sue decine di migliaia di caduti, nelle migliaia di volontarî, da] ci ha dato degli uomini come Pallotta, [a Borg Pisani.] degli uomini come Giani, degli uomini come Marini, come Fellini, come Borg Pisani. Borg Pisani [,] per me [,] è un uomo che sta alla pari con Cesare Battisti, Nazario Sauro, Filzi, Damiano Chiesa, e con quelli che furono i martiri del [nostro] Risorgimento. [Egli è] È un uomo che è andato deliberatamente [al sacrificio supremo] incontro al patibolo.

Ubaldo Comandini.

In tutti questi anni il Partito ha tenuto in piedi il paese impegnato in una lotta come quella che noi sosteniamo [e che è incominciata dal gennaio 1935]. Ora, ho dovuto leggere in certi giornali che ad un certo punto era azzardatissimo parlare male della burocrazia. Negli stessi giornali ho visto un elogio all’opera di Ubaldo Comandini. Evidentemente era piú facile fare la propaganda nel 1918. Ma credo che c’è stato qualcun altro che ha fatto una propaganda ben piú efficace di quella svolta da questo facondo, se vogliamo, deputato repubblicano moderato, piuttosto malvaceo.

E vi risparmio altre digressioni del genere, appunto perché il Partito è intervenuto, cioè è intervenuto il Camerata Scorza. Il Partito ha la sua linea ideale [,] che sarà sempre da me difesa, anche se domani dovessi fare un discorso tipo tre gennaio. Io distinguo bene [quelli] che sono [i valori eterni da quelli effimeri.] quelle che sono le entità superiori e le inferiori. È spiacevole, ad esempio, che il Podestà di Camaiore si facesse le tessere doppie per la sua famiglia. È deplorevole: andrà in galera. Ma, infine, non basta il podestà di Camaiore a disonorare il Partito. Ora il Partito deve intonarsi energicamente a questa che è la nuova situazione nella quale siamo entrati.

Per quello che riguarda i punti che il Direttorio ha segnalato, li esamineremo insieme.
“[1. -] La repressione severa e, – ove occorra – spietata, di tutti i tentativi che mirino a incrinare la compagine morale e materiale del popolo. Ove le leggi vigenti non bastino, se ne promulghino delle nuove”.

Perfetto. Perfetto. Ma il popolo italiano merita tutto il nostro rispetto e tutto il nostro amore, perché il popolo italiano dà un esempio semplicemente meraviglioso, ed io effettivamente non saprei che cosa si può chiedere di piú [al nostro popolo] a questo popolo. Esso ci dà i suoi soldati, ci dà i suoi denari. L’ultimo prestito è tutto di piccole sottoscrizioni; i grossi sono stati pochi. [Tira la cintura,] Sta impavido sotto i bombardamenti.

[E vi] Vi è una città che ha dato un esempio, che si è rivelata – non a me che la conoscevo, – ma a molti italiani che non la conoscevano e al mondo che la vedeva sotto una luce falsa: parlo di Napoli e dei settantatre bombardamenti che ha subito. E la popolazione è restata a Napoli, in gran parte anche perché non potrebbe andarsene, ma anche se potesse andarsene, resterebbe lí.

Benito Mussolini

Ci sono [naturalmente degli elementi negativi e contrarî.] delle tendenze, delle cellule, ma non hanno una grande importanza. [Ma] Volete che in una nazione di quarantasei milioni di abitanti non ci siano i [mille o] i centomila e anche i cinquecentomila individui che, per ragioni di carattere personale, per il loro sistema nervoso debilitato, per la loro costituzione organica, sono insofferenti, paurosi, oltre a quelli che sono effettivamente [degli oppositori] delle canaglie anti-fasciste? [dirò cosí, schedati?] Ma non bisogna generalizzare.

Perché [Noi] noi controlliamo esattamente [tutto ciò e] tutte queste correnti subacque, alle quali non bisogna [attribuirvi] attribuire una eccessiva importanza [.], perché sono sorte soltanto oggi e sono il risultato di una paura non soltanto morale, ma fisica. Non saranno mai costoro, [rottami quasi tutti dei vecchi partiti, che] né i liberali e i socialisti guidati da un professore che ha dimostrato in tutti i suoi scritti di essere veramente un deficiente, né le cellule comuniste, né i diversi tentativi che non dico riusciranno a spiantare il Regime, [e] ma nemmeno ad interessarlo al di là di quella che può essere la normale funzione della Polizia.

Benito Mussolini

E bisogna [ridicolizzare i fautori e diffusori di] romanzi gialli. [e talora giallissimi, parto di fantasie malate, bisognose di energiche cure ricostituenti. Ve ne cito uno che è veramente interessante, per dimostrare come i cervelli possano in un certo momento diventare liquidi. (Scusate se cerco fra le mie carte). Il Federale di Parma si disturba per mandare al Segretario del Partito un romanzo giallo di questo genere, giallissimo:

In questi ultimi tempi sarebbe stata creata una vasta organizzazione in seno all’Esercito, con l’appoggio della Chiesa, di elementi intellettuali non valorizzati dal Fascismo, (i veri intellettuali noi li abbiamo valorizzati tutti, ma i cretini, come si fa a valorizzarli?) per giungere ad un colpo di Stato, il quale vorrebbe detronizzare il Re e il Principe ereditario, defenestrare il Duce, e costituire una Reggenza affidata alla Principessa Maria José fino alla maggiore età del Principino suo figlio. (C’è ancora di meglio!)

Tale movimento avrebbe come punto di partenza la convinzione che la guerra sia perduta, e tenderebbe alla stipulazione di una pace separata con gli anglosassoni, all’instaurazione di un nuovo Regime cristiano-sociale, basato su comunità regionali che sarebbero denominate comunità cristiane, con amministrazione autonoma e col Governo federale.

All’elaborazione dello statuto del nuovo Stato federale e delle relative norme legislative avrebbe atteso, con l’approvazione della Santa Sede, il filosofo Benedetto Croce, insieme ad altri intellettuali anti-fascisti. Tali documenti sarebbero stati raccolti in un ponderoso volume, che sarebbe nelle mani, in poche copie, dei caporioni del movimento.

Benedetto Croce

Ora voi capite che quando un movimento esce con un ponderoso volume, viene schiacciato dal medesimo. Noi siamo usciti con dei foglietti volanti, non con un volume ponderoso. Voi vedete, quando gli anti-fascisti mettono in circolazione bagattelle di questo genere, dimostrano veramente di essere rimasti all’asilo infantile. Sarebbe far loro troppo onore di prenderli eccessivamente sul serio.

“[2. -] L’unificazione, con disciplina severa e – anche qui, ove occorra – spietata, della produzione industriale [,]; mentre deve essere perfezionata la disciplina unitaria della produzione agricola”.

Perfetto.Io sono d’accordo. Bisogna mettere [, infatti,] queste forze dell’economia nazionale sopra un piano di rigorosa disciplina. Si sono fatti i piani della produzione agricola, cioè il piano regolatore che intende disciplinare quattro milioni di agricoltori, cioè quattro milioni di aziende agricole. È veramente un'[impresa rivoluzionaria,] operazione colossale e arcirivoluzionaria, anche perché l’economia agricola , come sapete, è varia e complessa da regione a regione, qualche volta da provincia a provincia.

Benito Mussolini: la battaglia del grano

Ciò non ostante si è fatto questo. E [Sebbene] sebbene in questo primo anno non si possa pensare che le cose procederanno [tutte] a meraviglia tutte, si sono fatti i piani regolatori della produzione agricola. Bisogna [procedere oltre per quanto riguarda la] fare il piano regolatore della produzione industriale. Bisogna avere il coraggio di [estirpare] eliminare tutte le industrie che non hanno piú ragione di essere, e bisogna avere il coraggio di [esonerare] eliminare tutti gli industriali i quali non sono all’altezza della situazione.

L’uomo [,] – diceva il filosofo greco Anassagora [leggi Protagora] (scusate la mia erudizione) [,] – è la misura di tutte le cose. Istituzioni mediocri con uomini eccelsi [preparati] funzionano bene, istituzioni perfette con uomini [deficienti] mediocri vanno alla rovina. E Napoleone diceva: Non è certo che un generale può vincere una battaglia, ma è sicuro che due la perderanno.

Benito Mussolini

“[3. -] La disciplina e il controllo piú efficace sull’approvvigionamento, la distribuzione, il commercio di tutti i generi [,]: eliminando implacabilmente interferenze, soprastrutture e incompetenze disgregatrici e speculatrici”.

Anche questo è verissimo. Si sono fatti [in questo campo] dei progressi [e si possono obiettivamente] però. Bisogna riconoscere. Noi dobbiamo farci l’autocritica. Però, in fin dei conti, al quinto anno di guerra (perché siamo al quinto anno di guerra, cominciando dal 1939; il primo settembre entriamo nel quinto anno di guerra) non è morto ancora di fame nessuno in Italia. Ci sono stati naturalmente dei disguidi, dei disturbi, dei disordini, delle perdite, dei deperimenti, ma qualche volta ciò è dovuto a delle ragioni di carattere puramente obiettivo [che ognuno può facilmente intuire].

Se Roma in questi ultimi giorni è stata scarsamente approvvigionata, è dovuto al fatto che i bombardieri “liberatori” hanno massacrato alcune linee ferroviarie nei dintorni di Napoli. È evidente che di ciò bisogna tener conto, e, quantunque sembri pleonastico, bisognerebbe che molti si ricordassero che siamo in guerra.

“[4. -] La riduzione al minimo indispensabile degli [enti] Enti economici, molti dei quali si sono dimostrati inutili o sorpassati o dannosi ai fini della disciplina economica di guerra [,] e inquadrandoli nella funzione delle [corporazioni] Corporazioni”.

Io debbo avere , nei miei due o tremila purtroppo pronunciati discorsi, al Senato parlato una volta del labirinto delle sigle. Un giorno incaricai un mio funzionario di raccogliermi tutte le sigle. Ne è venuto fuori un volume, non ponderoso come quelli di Croce, ma notevole, di proporzioni rispettabili. Io stesso, al Senato, dissi che veramente si creavano troppi di questi [enti] enti, che molte volte ciò era affatto superfluo [e talora] e molte volte dannoso. Tuttavia [,] quando si vuole organizzare un settore, bisogna pure creare un organismo.

Se non volete chiamarlo ente, lo chiamerete ufficio, istituto, centro, organizzazione. Esempio: nel 1933 l’economia risiera della nazione correva un pericolo mortale. Il riso [era sceso a prezzi minimi.] costava trentacinque lire al quintale, e vennero Vennero da me tutti i rappresentanti dei risicoltori delle quattro provincie risicole italiane, delle principali [,] : Novara, Vercelli, Pavia, Milano, a dirmi che la loro rovina era imminente.

Ed effettivamente era imminente. Cosí [Si] creò l’Ente risi. Ebbene [Tutti] tutti [o quasi] sono unanimi [ora] nel riconoscere che questo Ente Risi ha bene lavorato , per salvare questa preziosissima fonte di ricchezza italiana che è [il] dovuta al riso.

Un bel giorno si è pensato che era ora di finirla col considerare l’Italia, dal punto di vista della moda, una provincia francese. La moda interessa per lo meno venti milioni di persone, in Italia. [E si creò] Si è creato l’Ente della moda. Tuttavia di questi Enti, ormai, ce n’è troppi, e li stiamo demolendo. [Molti altri enti hanno egregiamente funzionato. Tuttavia la flora degli enti appare eccessiva.] Nel tessile, per esempio, i lanieri hanno voluto il loro organismo, e l’hanno chiamato Giunta delle lane. Ma i [I] cotonieri non hanno voluto rimanere indietro ed hanno creato l’Istituto cotoniero .

E [Quando] quando si è voluto imporre il tessile autarchico, contro il quale [taluni fanno ancora un larvato residuo ostruzionismo] gli interessati oppongono ancora una fiera e ipocrita resistenza, si è creato l’Ente del tessile nazionale. E [Quando] quando si è voluto proteggere la seta, si è creato l’Ente serico [.] , che è oggi nelle mani dell’ex Comandante la Milizia Forestale, camerata Agostini. E credo ci sia anche un Ente per le fibre tessili artificiali.

Tutto ciò può [,] finire; tutti questi Enti devono finire, perché c’è il [a un dato momento, sboccare nel] grande alveo che li deve raccogliere. E quando [Quando] parlo di [enti], [vi comprendo] parlo anche [gli] degli [enti] che sono proiezioni non sempre necessarie delle [amministrazioni] dello Stato. E l’ L’alveo che può raccogliere tutti questi enti, dove devono fondersi, è la corporazione. Perché noi abbiamo [Abbiamo] creato la [corporazione] come [forza] disciplinatrice, coordinatrice di tutte le attività economiche della nazione.

Tutto deve cominciare, tutto deve svilupparsi, tutto deve finire nella corporazione, che è una creazione [attuale e] geniale, profonda, tempestiva del nostro [regime] secolo, che domani sarà [ovunque] di tutti, [sia pure in altre forme, applicata se la economia dovrà passare dalla fase] perché non potranno che seguire questa strada se vorranno liberarsi dell’individualismo liberistico [già superata e non vorrà cadere nello stalinismo] dell’equilibrio che si fa attraverso la lotta dei gruppi, degli indivudui, e se vorranno non cadere nello statalismo burocratico [di marca sovietica,] russo, dove tutta l’economia, dalla siderurgia alla “permanente” dei parrucchieri, alle manicure, è diventata [una funzione economica dello] un’economia di Stato. La [corporazione] Corporazione è una creazione tipica, rivoluzionaria , del [regime] Regime, [e] precorritrice di un periodo nuovo nella civiltà del mondo.

Benito Mussolini

Se cosí è, tutto deve far capo alla Corporazione. Anche [qui] lí si [tratta] tratterà di vedere se gli uomini che sono alla testa delle corporazioni siano [sono] sempre in grado di [assolvere] prendere/span> il loro compito [,] sul serio, di fare veramente i coordinatori dell’economia, nel quale caso restano al loro posto. Se no, anche qui è un problema di uomini. Ormai il Partito dispone di una classe di dirigenti abbastanza numerosa e sufficientemente selezionata.

“[5. -] L’applicazione [,] da parte delle [amministrazioni] Amministrazioni dello Stato e di tutti gli Enti [,] della [piú] produttiva dinamicità, con l’abbandono di forme e appesantimenti burocratici, tollerabili forse in tempi normali, ma delittuosi in tempo di guerra”.

Io sono d’accordo su questo. Tuttavia, [Non] non bisogna fare della burocrazia italiana una specie di testa di turco, per cui, quando le cose vanno alla perfezione, il burocrate deve pagare o deve essere messo sul banco dell’accusa. Ora, a parte che ci sono organismi privati che hanno una burocrazia veramente numerosa [,] – non [bisogna] voglio citarvi un’industria che su trentacinquemila operai ha da cinque a seimila dirigenti: cioè un dirigente per ogni sette operai – comunque non c’è organizzazione sociale che non abbia bisogno di una tal quale certa burocrazia.

Benito Mussolini

Ora, confondere i dipendenti dello Stato, – che sono circa seicento, settecento, ottocentomila, adesso [,] con l’aumento . – [dovuto alla guerra,] con la burocrazia vera e propria [.] , perché effettivamente [Non si possono] non si può pensare d chiamare burocrati i centocinquantamila ferrovieri, i trentamila postelegrafonici, le ventisettemila Guardie di finanza, i centoquarantamila carabinieri, i trecentocinquemila agenti di polizia, i centoventimila maestri, tra maschi e femmine, i piú di dodicimila professori di [università] Università e di [scuola] Scuola media, i quindicimila magistrati, cancellieri e altri, e altre categorie di questa specie, laonde per cui, la burocrazia, la vera burocrazia [,] è definita da me la burocrazia [quella] che può [in qualche modo] influire [sulle direttive politiche] sulla direzione politica ed [economiche] economica dello Stato.

Quella è la vera burocrazia. [Allora] E allora la burocrazia si limita [a poche decina di persone.] ai Direttori generali dei Ministeri. I direttori generali dei ministeri possono effettivamente influire [sull’] sopra l amministrazione dello Stato [ed è nelle loro attribuzioni il farlo, poiché essi rappresentano una “continuità”].

Si tratta di uomini assai preparati per quanto riguarda la materia: lo dimostra il fatto che alti funzionari dello Stato sono molto desiderati dai privati. , perché possono determinare le leggi, mettere nelle leggi qualche volta dei piccoli articoli che sembrano anodini, ma che sono fatti apposta per aprire un varco in certe situazioni economiche, talvolta, per certi individui isolati.

S’è dato questo caso. I Direttori generali, quanti sono? Saranno cinquanta o sessanta: supponiamo siano anche settanta. Ora, questi Direttori generali adesso saranno sottoposti ad un vaglio in seguito alla [La] legge votata dall’ultimo Consiglio dei ministri, che permette ai singoli ministri di allontanare i direttori generali che non sono all’altezza del loro compito. [Credo che non siano molti.]

Benito Mussolini

Quanto al resto della burocrazia italiana, io che sono il capo di questa burocrazia e che mi reputo uno degli impiegati piú diligenti dello Stato – pensate che in ventun anni non ho mai smarrito una [qualsiasi, anche insignificante] pratica, [dico] mai, e alla sera il mio tavolo è sgombro di pratiche – io impiego molto il telefono.

[Quando] E quando voglio sapere quanti proiettori sono [già] stati costruiti, la vecchia moda mi consiglierebbe di scrivere una lettera al prefetto, il quale farebbe una lettera al direttore della [fabbrica] “Galileo”, il quale risponderebbe con una lettera al prefetto, che mi manderebbe copia di questa lettera. Io telefono, qualche volta direttamente al direttore della [fabbrica] Galileo, qualche volta al prefetto dandogli [il] un’ora di tempo [strettamente necessario] per [informarsi] informarmi. [e rispondere.]

Ciò è semplice. Faccio una piccola annotazione in un libro: telefonato, ecc. Si carteggia ancora troppo nella burocrazia italiana. [C’è] E c’è un “gusto del carteggio”, per cui qualche volta si carteggia dal piano due al piano tre, qualche volta dalla stanza vicina all’altra stanza attigua. [Qualche] E qualche volta questi carteggiatori ci mettono un impegno veramente commendevole nel sostenere la loro tesi con richiami a leggi che vanno [talora molto a ritroso nel tempo.] qualche volta fino al 1865 e qualche volta piú in là.

Benito Mussolini

Tutto ciò è abbastanza superfluo e tutto ciò deve finire. Bisogna che la burocrazia, per essere veloce, si giovi dei mezzi moderni veloci che la tecnica e la scienza abbondantemente ci offrono. [Si deve però aggiungere che] Ma, a parte questo, la burocrazia italiana è una delle meno numerose fra [quelle di] tutte le nazioni.

È la [meno retribuita] È la peggio pagata, è la piú onesta ed è quella che trova [una troppo scarsa] la piú difficil collaborazione nel pubblico. Perché il [Il] pubblico, essendo ancora abituato con [reminiscenze] richiami [storiche] storici alle vecchie burocrazie degli Stati stranieri, [deve aggiornarsi e] crede di trovarsi sempre di fronte a un nemico, mentre viceversa deve pensare che si trova di fronte a un servitore dello Stato, a un collaboratore del regime.

Benito Mussolini

La burocrazia in questi ultimi tempi è stata innervata con elementi giovani; tuttavia una riforma si imporrà, per [renderla] rendere questa burocrazia piú scorrevole, piú [rapida] veloce, piú rapida nelle sue decisioni; e, quantunque non sia sempre necessario, per abituarla [in tutti gli scalini] ad avere la massima cortesia e la piú lunga pazienza nei confronti del pubblico, specialmente del pubblico minuto, specialmente del popolino, il quale non conosce le leggi, [e] non ha il tempo evidentemente per leggerle [,] , e non le comprenderebbe. Quindi si [Si] deve applicare [universalmente] una formula che io proclamai una volta a Napoli: “Ascoltare con pazienza e operare con giustizia”.

“[6. -] La repressione, con ogni mezzo, del mercato nero [,] – fenomeno comune a tutti i paesi in guerra [,] – ma addirittura incompatibile con l’etica fascista [“], [eccetera] ecc.”

Questo è sacrosanto. Tuttavia, quantunque io abbia dato ordini molto severi ai Carabinieri – fra poco vi leggerò il “mattinale” di questa mattina, – perché mi è intollerabile leggere in un giornale la motivazione in una medaglia d’oro e poi leggere sotto che un multimilionario si è fatto scoprire con sessantatre forme di formaggio parmigiano (gli farò dare almeno sessantatre mesi di reclusione); di leggere, per esempio, la motivazione di quei due magnifici fratelli di Napoli che veramente sono eroi – e quando si dice eroi in questo caso non si esagera – e poi di leggere sotto che un multimilionario va a fare l’attendente di un Tenente, per sfuggire al servizio militare, veramente si scende dalle stelle al piú profondo abisso. Ma questa è la necessità della guerra: far vedere il contenuto interno delle Nazioni.

Dicevo, dunque, che questo mercato [cosiddetto] nero [è] ha già [oggi sottoposto a] adesso una fiera persecuzione. [Questa] Ma questa persecuzione sarà assolutamente draconiana il giorno in cui [mi riesca di aumentare] io aumenterò le razioni , le tre razioni fondamentali: pane, pasta e grassi. Allora ci [Ci] sarà [allora] una concomitanza di interessi: quelli che vorrebbero speculare sottraendo [generi] roba all’ammasso, penseranno che non ci sarà piú tanta richiesta, perché la razione sarà sufficiente, e quelli della razione sufficiente non saranno portati a qualunque costo a rifornirsi nelle zone b e c.

La zona a è quella [tesserata,] controllata. [la] La zona b è quella contingentata piú o meno [,] . [la] L zona c è quella del mercato libero clandestino. Tutte le mattine ricevo il [Il] “mattinale” dei carabinieri, i quali hanno il compito di [agire] fare in questa lotta, [mi informa quotidianamente] e tutte le mattine ricevo dieci pagine. Si direbbe che in Italia la mania di trafficare in tutto e per tutto è veramente diventata, vorrei dire, irresistibile. Le carceri sono stipate; non sappiamo piú dove mettere i contravventori; e l’intelligenza di questi contrabbandieri trova materia di commercio in ogni genere.

È una lettura noiosa, però vi dà il quadro della situazione, che bisogna conoscere. A Castellammare di Stabia, sequestrati 264 chili di patate; denunciate cinque persone per acquisti clandestini. (Qui si applica già la richiesta del Partito di punire anche coloro che acquistano. In genere sono quelli che hanno molti quattrini. La povera gente non può acquistare che piccole quantità: quelli che hanno quattrini acquistano cose numerose e anche voluminose).

A San Pietro in Vincoli, di Ravenna, l’Arma ha denunciato Serafino Massi per acquisto clandestino di 65 chili di grano, 68 di farina, 8 litri di olio. A Vermigliano di Potenza, macellazione clandestina. Sempre a Potenza, detenzione illecita di sei paia di scarpe di gomma, tre rocchetti di filo, chilogrammi due A Vercelli, undici persone denunziate per acquisto clandestino di chilogrammi 116 di riso, detenzione illecita di undici chili di olio; 488 uova sequestrate. Macellazione clandestina di un vitello, a Celano. Vendita di pasta a prezzi maggiorati a Campo Tures, Bolzano. Altra carne macellata clandestinamente a Candido, provincia di Avellino. Santa Eufemia della Fonte, Brescia: macellazione clandestina di un vitello e sequestrati centoventi chili di carne.

A Cervia, macellazione clandestina di un bovino. A Pontecorvo (Frosinone), olio, lardo, ecc. A Brescia, la signora Apostoli Maria (evidentemente il suo apostolato non è quello di Cristo) vendeva spago a prezzo maggiorato. (Voi sapete che una delle difficoltà della trebbiatura è proprio questo spago che manca. Questa signora ne aveva quattro quintali). A San Felice, macellazione clandestina; 133 chili di carne sequestrati. A Foggia, persone arrestate per avere comprato 520 uova.

Qui, per esempio, il signor Mastroianni Ferdinando, pensate che ha fatto commercio di 560 chili di anidride fosforosa, di cento chilogrammi di nitrato di calcio e poi di novecento chilogrammi di zolfo, e ancora di 940 chilogrammi di zolfo. (Lo zolfo adesso è molto ricercato perché deve salvare la vite da una certa malattia che i competenti conoscono bene). Le solite uova e 135 metri di stoffa ad Aniello. A Diana Marina, olio, sette quintali di orzo, 180 chilogrammi di carne, fave, farina di frumento, 22 chili di ceci, 57 di fichi secchi. Poi a Patti di Messina uno ha fatto un forte stock di fiammiferi e sigarette.

A Rho, macellato un vitello clandestinamente, ecc. ecc. Nella provincia di Catanzaro hanno ucciso ben diciotto bovini clandestinamente. (In Germania taglierebbero la testa a tutti). A Mestre, sequestrati 87 chilogrammi di farina, cinquanta di farina e 384 di granturco. Un signore di Gioia Tauro ha acquistato clandestinamente ventisette chili di sapone. (Questo è un uomo che tiene molto alla sua pulizia personale). A Brisighella (tutta l’Italia c’è rappresentata). Desio, Santa Croce del Sannio, Magliate di Novara, macellazione clandestina di un bovino, poi sequestrati cinquanta chilogrammi di carne, 65 di riso, ecc. A Cittadella di Padova, Galliera Veneta, ecc. macellazione clandestina. (La Valle del Po si distingue per macellazione clandestina).

A Riccione, sedici litri di olio, venti chili di farina di grano, ecc. Padova, Nicastro, Aosta: uno ha sottratto al consumo, 55 chili di acciughe, e a Savignano sul Manaro, un agricoltore deteneva cinque quintali fra farina e grano. A Formia, Littoria, uno aveva undici chili di tomaie. A Faenza c’è un forte commercio clandestino di solfato di rame; sequestrati cinquanta chilogrammi di rottami, cinque damigiane di acidi e quattro quintali di solfato di rame.

A Caserta un tale, insieme con altri tre commercianti del luogo, aveva 46 chili di suole, ventisei tomaie e 544 paia di scarpe. (Ora voi sapete, vivendo nel Paese, come il problema delle scarpe sia uno dei piú penosi specialmente per le masse rurali). E cosí via di seguito. Tutti i giorni ho questo “mattinale” dei Carabinieri, e tutti i giorni è da dieci ad undici pagine. Tutte le merci sequestrate sono assegnate all’ammasso o alle mense aziendali o ai paceri dei comuni.

[Quando] Ora, quando avremo aumentato le razioni fondamentali, e questo dimostra che si può aumentare, allora effettivamente si troverà il modo di andare a fare il controllo su tutto e su tutti. Nell’interesse di tutti. Nell’interesse anche di coloro che temono di morire di fame e si fanno delle abbondanti provviste e riserve. [Bisognerebbe] Bisogna dire a questi signori: “Non [lo] fate questo. Siate intelligenti [“.] , perché a un certo momento, quando il Popolo si troverà in difficoltà, verrà lui a sfondarvi le cantine, a frugarvi nei solai.

Ricordate il 1920, quando la massa ha fatto quei movimenti per cui tutti i negozi che prima volevano fare dei grandi affari, avevano messo dei cartelli: “Si vende col cinquanta per cento di ribasso”. La paura cominciava a funzionare. Ripeto che questa lotta contro il mercato nero avrà un dato positivo: aumento delle razioni fondamentali, e un lato negativo, [e cioè] che sarà veramente una torchiatura fenomenale, con pene [ancora] molto piú severe di quelle già abbastanza severe [oggi vigenti] che ci sono oggi

“[7. -] Il piú severo controllo e [,] – se del caso [,] – la chiusura dei grandi alberghi, delle pensioni e dei ristoranti di lusso [“], [eccetera] ecc.”.

Sono favorevolissimo alla chiusura di questi alberghi di lusso, dove questi sfollati e queste sfollate dànno spesso scandalo, e va a finire che mi corrompono anche la psicologia sana del villaggio. Esempi. L’altro giorno – come voi sapete, io leggo molto attentamente i giornali della provincia, nelle pagine interne, non nelle prime, perché nelle prime ci sono i soliti telegrammi – ho visto che le signore sfollate di Rapallo hanno organizzato una partita di “golf” con ben ventidue buche.

Benito Mussolini tira di scherma

Ciò è di un interesse enorme. Pensate: ventidue buche! Ecco i casi in cui bisognerebbe adoperare la frusta. Voi direte che ciò è barbarico. No. Non è barbarico, è democratico. Ciò è inglese. Siccome ci sono molti inglesofili, troppi, è opportuno ricordare che la frusta è assai in voga in Inghilterra, e quando alla Camera dei Comuni si discusse su questo argomento, e si disse che ciò era inumano, crudele, medioevale, il Ministro degli interni (allora potevo dire il mio collega) disse energicamente:

“No, signori, noi continueremo ad adoperare il “gatto dalle sette code”, perché ci sono degli individui che sono soltanto a questo rimedio particolarmente sensibili e correggibili”.

Ora, le signore che si dilettano dei “golf” con ventidue buche, meriterebbero di essere [mandate e saranno mandate a lavorare nelle fabbriche o nei campi] frustate nelle parti dove “non è che luca”, come direbbe il cittadino Dante. Questi sono veramente i casi classici di quella che io chiamo la sfasatura cretina, della gente che è infelice se non può giuocare a pinnacolo. E qui [torniamo] siamo sempre al punto di prima, siamo sempre al punto della borghesia.

Sempre si discute di questa borghesia [cioè di coloro che hanno molta “facoltà” di spendere.]. Questa gente scioperata, questa gente scervellata, questi giocatori, questi fannulloni, questi baioccosi che adesso sono veramente sventurati perché non hanno piú tre automobili, non possono andare a Montecarlo, non possono prendersi tutte le facilità e facoltà della vita cosí come sono consentite da una abbondante disposizione di denaro.

[Comunque si possono tranquillamente chiudere] Ora, questi alberghi di lusso [.] li chiuderemo. Voglio dirvi ancora una cosa. A me quest’industria del forestiero non piace affatto. Non voglio dire che si debbano dare dei calci negli stinchi a coloro che venivano o a coloro che verranno, ma di tutte le industrie è quella che mi è la meno simpatica. In fondo, è un’industria servile e abitua a delle generazioni di servitori.

Credo che dopo la guerra adotteremo altri criteri. Comunque, adesso si possono tranquillamente chiudere quelli alberghi di lusso, perché la Nazione non può permettersi questo lusso di avere degli alberghi dove la gente anche con la sola presenza è motivo di scandalo. Cosí pure tutte le sartorie maschili e femminili di lusso, [eccetera] ecc. Ora noi Noi qui siamo ancora ad un regime di molta [larghezza] latitudine. Il nuovo governo dell’Argentina , che è piuttosto favorevole a noi, ha già decretato l’abito unico. L’Inghilterra ha stabilito che le donne non possono scegliere [per i loro abiti] che fra tre colori.

E il cittadino Roosevelt ha ordinato un ulteriore raccorciamento delle camicie da uomo. Si suppone che riusciranno a coprire l’ombelico. Pensare ora: i [L’] Italia [è] non siamo ancora [oggi] riusciti a tanto, ma dobbiamo riuscirvi, anche se per avventura, quelle famose squadre che a un certo momento sorgeranno, dovranno andare a frugare nei guardaroba maschili e femminili, e troveranno molto. L’Italia è il paese [che] piú elegante del mondo ed ha la gente meglio vestita di tutti i paesi del mondo [:] ; dove non è mai stato possibile fare grandi fabbriche per vestiti a serie, perché ognuno vuole il suo sarto . [particolare. Bisognerà smobilitare i troppo ancora forniti guardaroba femminili e maschili. Si potranno realizzare tessili per alcune classi] Allora si vedrà che noi potremo vestire alcuni milioni di soldati.

Ora, tutto questo è assolutamente un’irrisione a quella che è la vita dura di molti italiani, di quelli che volano, di quelli che navigano nei sottomarini, o di quelli che stanno nell’artiglieria contraerea, sotto il fuoco dei bombardamenti.

“[8. -] Rimpatrio [di tutti gli] degli stranieri” eccetera.

Gli stranieri in Italia erano centodiecimila, dei quali molti sono stati rimpatriati. Altri sono stati “concentrati”. Purtroppo ci sono molte straniere, molte mogli straniere di italiani, e molte volte questi italiani, che pure avevano venti milioni di donne, alcune delle quali bellissime, a disposizione, fra le quali potevano scegliere fior da fiore, sono andati a sposare le americane, le inglesi, le africane, ecc. ecc. Ce ne sono tante anche a Roma. Questo è deplorevole. Adesso è finita questa cosa, perché il caso degli ultimi otto funzionari che ho autorizzato a sposare delle straniere, risale a un anno fa.

Ognuno di essi aveva dei motivi specialissimi, naturalmente. Specialmente nella diplomazia. Si dice: perché stavano all’estero ci sono stati molti di questi matrimoni. E si è visto una cosa: che nel momento della guerra questi matrimoni non sono felici. (Uso un’espressione eufemistica, piuttosto blanda). Perché ognuno si sente della sua razza, e l’uomo pensa da italiano e la moglie pensa da inglese o da americana o da francese o da quella che è.

Ora bisogna [Bisogna] che i Federali nelle Provincie siano vigilanti per quello che riguarda non solo gli stranieri, ma il trattamento fatto ai prigionieri. Perché in [In] taluni casi il trattamento dei prigionieri è semplicemente piú che deplorevole , miserabile.

Ora, tutti [Tutti] quelli che ritornano dalla prigionia, questi primi seimila che sono ritornati dalla prigionia, fanno dei racconti [raccontano cose] veramente raccapriccianti per quello che riguarda la perfidia, la crudeltà manierata degli inglesi, che sono rimasti, malgrado la loro vernice esteriore, un popolo di briganti, un popolo che ha conquistato il mondo col terrore, col ferro e col fuoco, che ha distrutto intere popolazioni di milioni e milioni di uomini, che ha imposto alla Cina di consumare l’oppio, che ha fatto una guerra per imporre al governo della Cina l’uso dell’oppio, perché l’Inghilterra produceva oppio e intendeva avere un mercato sul quale questo oppio dovesse essere smerciato. [che ha debilitato fino all’abbrutimento un quarto del genere umano.]

Ora, vedere gli italiani che offrono delle sigarette ai prigionieri, vedere delle italiane che offrono delle frutta, è uno spettacolo che merita anch’esso la frusta. Gli inglesi devono essere trattati duramente. E, del resto, quelli che sono. [È sintomatico che ufficiali] ritornati dalla prigionia mi hanno chiesto una sola cosa: di fare essi i direttori dei campi di concentramento di prigionieri.

Anche [L’] l’ ultima parte di questo [dell’] indirizzo che concerne il lavoro obbligatorio. [.] è assolutamente esatta. Bisogna sfruttare tutto il materiale umano della nazione. Finora non [lo si è fatto] non è stato sfruttato in pieno. Si sono fatti dei tentativ [Tentativi] piú o meno riusciti, ma per quello che riguarda gli ebrei, per esempio, non si è fatto un gran che. [È chiaro che dobbiamo procedere energicamente su questa strada mobilitando tutte le energie maschili e femminili.

Questo si è fatto in tutti i paesi del mondo, con misure molto piú drastiche e draconiane di quelle che noi sin qui, dico sin qui, abbiamo adottato. Un bel giorno tutti i romani videro per la prima volta gli abitatori del ghetto lavorare sulle sponde del Tevere. Si fecero anche delle fotografie. Tutto ciò era molto interessante. Poi non si è saputo piú nulla. Adesso bisognerà fare la mobilitazione totalitaria di questa gente, compresi gli avvocati, compresi i medici.

Vuol dire che i medici faranno i medici del Battaglione ebreo che lavora, supponiamo, a fare la ferrovia di Pietra… E gli avvocati potranno dipanare i litigi che avverranno fra queste masse, le quali, quando sono fra loro si detestano, ma quando si tratta di fare un fronte unico contro i “goim”, allora sono veramente un fronte unico, notevole per resistenza e tenacia.

Benito Mussolini

Cosí anche tutti questi individui che sono per le piazze e le strade. Io ho costituito una commissione a Roma, composta di ufficiali mutilati, che ha già fatto delle retate notevoli. Però bisogna sapere che molte volte si tratta di combattenti, di gente in licenza, di impiegati, di agenti, per cui non bisogna prendere sempre a paragone un aspetto particolare del fenomeno.

Cosí pure è giusto che tutti i fascisti siano impegnati a creare quella ch’io l’anno scorso definii “l’atmosfera dell’ammasso”. Noi abbiamo Abbiamo bisogno [del conferimento totale all’] dell’ ammasso, perché, ripeto, voglio aumentare le razioni.

Le masse operaie. [Le sospensioni, talune di brevissima durata, del lavoro] I movimenti all’infuori di quei piccoli del marzo , [scorso furono sporadiche e a fondo economico. Ogni tentativo di tramutarle in “politiche” fallí nella maniera piú ridicola e pietosa. All’invito “clandestino” di dimostrazioni in piazza, nessuno, dico nessuno, rispose.]

Hitler e Mussolini

Le [classi] masse operaie [sono in linea col resto della nazione]. I movimenti all’infuori di quei piccoli del marzo, che forse non era 0 caso di ricordare al Senato con solennità, perché questi movimenti si limitarono a due città, Torino e Milano, e in queste città furono movimenti di carattere prevalentemente economico, non interessarono la totalità delle maestranze. Ci fu un’insinuazione, diremo cosí, un’immissione di elementi comunisti: ma questi avevano invitato gli operai a scendere in Piazza Castello, a Torino, e in Piazza del Duomo, a Milano, per protestare contro la guerra. Ma non uno si è mostrato.

Per cui le classi operaie, in fondo, si portano bene. E credo [Credo] che un nuovo impulso alla vita sindacale convincerà gli operai che veramente il regime fascista è il miglior regime che essi si possono attendere in qualsiasi parte del mondo [.] , in qualsiasi epoca del mondo contemporaneo.

A [tal] questo proposito [è bene che i dirigenti] bisogna che tutti i gerarchi dei sindacati vivano fra gli operai, non “sopra” gli operai, [bensí “tra” gli operai], non disdegnando i [piú frequenti] contatti con gli operai. I quali, del resto, quando non siano [viziati] fuorviati dalle chimere bolsceviche, sono delle [bravissime] brave persone, educate, tranquille e che chiedono soltanto di [essere apprezzate nella loro fatica e informate.] sapere come vanno le cose e di essere convinti.

Anche l’appello agli scienziati e professori è giusto. Bisogna riconoscere che questo mondo intellettuale fino ad oggi si è dilettato in questioni di carattere assolutamente effimero. Si è battagliato sull’ermetismo; poi adesso si battaglia sull’esistenzialismo. Poi c’è adesso una nuova forma di attività cerebrale che si chiama primitivismo e che è l’unica che ha una certa consistenza, nel senso che la civiltà del capitalismo ci ha abituato a troppi comodi, per cui un ritorno ad una vita primitiva e dura, può essere utile ai fini della razza.

Giuseppe Tallarico

Del resto, Tallarico, che è un biologo e del quale voi certamente leggerete o leggete gli scritti, dice che per rinforzare il grano della valle del Po, bisogna portarlo nei climi dell’Aspromonte, cioè in condizioni particolarmente difficili, perché quel seme che si salverà, portato nella valle del Po, darà dei raccolti veramente fecondi. Ciò è un bagno in una vita piú dura, che può essere selezionante. Chi ce la fa, vive; chi non ce la fa, muore; e quindi sopravvivono i migliori.

Ora, questi scienziati, professori, letterati, si sono ritirati un poco sull’Aventino e hanno avuto l’aria di non interessarsi della guerra, forse perché era lontana. Oggi c’è stata la prima manifestazione della intellettualità italiana, col discorso di Giovanni Gentile, che ha avuto un grande, meritato successo. È stato un discorso coraggioso, che dimostra come il professore e filosofo Gentile sia un fascista di vecchia data, coraggioso, che assume le sue responsabilità in qualsiasi momento.

Per quello che riguarda la gioventú, la mozione del Direttorio mi trova naturalmente consenziente. Io sono [sempre] d’avviso che bisogna fare largo ai giovani. E altra volta ho detto che il segno infallibile di una senilità incipiente è la gelosia [veramente assurda] verso i giovani. Bisogna fare largo ai giovani ; [,] ma non a quelli che [lo] sono giovani soltanto per il fatto dell’anagrafe. [Posto ai] Ai giovani, che oltre ad essere giovani, cioè oltre al fatto di essere nella migliore [e fugace] stagione della vita, hanno anche delle qualità intrinseche. [È chiaro che] Perché se un uomo a diciotto anni è uno stupido, la sua situazione è aggravata dal fatto che ha diciotto anni [e che rimarrà stupido per altri cinquanta.]

È mia convinzione che l’indirizzo impresso al Partito [farà] sarà molto utile per convincere i [dei] giovani ad essere i nostri continuatori. Perchè è questo Questo che noi dobbiamo volere. L’ho detto in piazza a Milano nel 1936. Cioè ad un certo momento, noi Noi dobbiamo essere orgogliosi , [e] felici di consegnare i nostri labari ai giovani, perché solo in questo modo, da generazione in generazione, la rivoluzione continua. [si arricchisce di nuove, intatte, entusiastiche energie].

E sono [Sono] molto lieto di constatare che anche nelle nomine dei federali di oggi , moltissimi sono delle classi che vanno tra il 1905 e il 1915, cioè uomini che hanno ventotto e trent’anni.

Ora c’è la questione che mi è stata sottoposta dal segretario del Partito e che si riallaccia a questo problema: la questione della “guardia ai labari”. Questa “guardia ai labari” non può [costituire] essere un doppione , non poteva essere un doppione della Milizia, perché la Milizia è [stata ed è] veramente la guardia armata della rivoluzione. La Milizia merita tutta l’ammirazione e tutto l’amore del [popolo] Popol italiano. La Milizia in tutti i campi di battaglia dove è stata portata, si è letteralmente coperta di gloria.

Gli stessi generali hanno dovuto riconoscere che in Russia talune posizioni furono salvate dall’intervento delle Camicie Nere. E gli stessi tedeschi, che come soldati sono degli eccellenti soldati, a parte le loro qualità, avevano il piú grande rispetto per gli alpini, i bersaglieri e le Camicie Nere. La Milizia oggi ha centinaia di migliaia di uomini , [;] ha dei battaglioni “M” [,] che sono lo specchio, dovrebbero essere lo specchio per tutti; ha una divisione corazzata [, il cui armamento ci è stato fornito, in forma di solidale simpatia, dalle “S.S.” germaniche.] (probabilmente entro l’anno ne avrà una seconda).

È un dono che ci hanno fatto le S.S. tedesche: carri armati potenti, cannoni potentissimi. E credo che quando questa Divisione motocorazzata sfilerà per le strade di Roma per andare verso il Mezzogiorno, susciterà in quanti la vedranno sfilare un sentimento composto di profonda ammirazione e di reverenziale timore. Ragion per cui la Milizia non può avere un organismo numero due.

E allora, anche [Anche] per evitare questioni [annesse e connesse,] di equiparamento di gradi, ecc., ho deciso – e il camerata Scorza ritiene che questa sia una soluzione molto opportuna, – che la “guardia ai labari” [sia] sarà affidata ai giovani, [cioè] sarà affidata alla [Gioventú Italiana del Littorio.] GIL. [Si tratta di] Perché è una guardia [ideale] simbolica. Sono gli anziani che già adesso vedono in questo fatto una [perennità] continuazione.

Saranno, quindi, cento-centocinquantamila giovani, i quali, comandati da uno squadrista della [vigilia] vecchia guardia, avranno questo compito, che certamente, [ne] – io sono convinto, – ne esalterà [il loro] l’ orgoglio e ne sublimerà la [loro] fede. Questi giovani dovranno essere scelti molto bene, anche dal punto di vista fisico. Gli squadristi dovranno essere squadristi della prima ora, che abbiano ancora combattuto, mutilati, decorati, gente di fede cristallina e [certissima] sicurissima.

Tutti gli uomini del Partito, tutte le gerarchie del Partito devono essere convinti [,] – e devono fare di questa convinzione vangelo per tutto il popolo italiano [,] – che in questa guerra non ci sono alternative [,] : non c’è un “o” [e] o un “oppure”. Questa è una guerra che non ammette che una strada: continuarla fino alla vittoria. O si vince, come io credo fermissimamente, [insieme coi camerati dell’Asse e del Tripartito,] o altrimenti l’Italia avrà una pace di disonore, che la respingerà al quarto o al quinto posto come potenza.

Non piú tardi di questa mattina leggevo [in] un articolo di una rivista inglese [questa frase] che diceva: “L’Inghilterra deve dominare il Mediterraneo. Non sarà piú permesso all’Italia di contare in qualsiasi modo come potenza militare”.

[Chi crede o finge di credere alle suggestioni del nemico, con relativa guerra dei nervi,] Ognuno deve essere convinto che chi parla di pace piú o meno separata è un criminale, è un traditore, è un bastardo. Perché la La pace separata significa capitolazione; la capitolazione significa il disonore e la catastrofe. Perché la La prima [logica] cosa che il nemico farebbe sarebbe quella di disarmare l’Italia, fino ai fucili da caccia, lasciando all’Italia soltanto delle polizie municipali.

Sarebbe la distruzione di tutte le industrie, perché, non avendo piú noi [la facoltà] necessità di [armarci] armamenti, è chiaro che tutta l’industria siderurgica, metallurgica, meccanica, sarebbe soppressa. Sarebbe la fine anche dell’industria meccanica dell’automobilismo. Ford [fece] ha [già] fatto due tentativi di venire in Italia [:] , una volta [voleva piantare le sue tende] a Livorno e un’altra volta a Trieste. [Tentativi vani.

I nemici] Costoro ci lascerebbero gli occhi per piangere. Non è escluso che ci porterebbero via anche tutti i tesori artistici, per pagarsi. È del resto già avvenuto molte volte nella storia che i conquistatori hanno depredato l’Italia [,] : non escluso Napoleone. Si ricordò di essere italiano, il Còrso, forse un po’ troppo tardi. La stessa agricoltura sarebbe sacrificata, perché i grandi produttori cerealicoli del Nord – America direbbero: “Voi fate [La vostra è] un’agricoltura antieconomica; vi daremo noi il grano. Voi potrete coltivare soltanto degli ortaggi ” [facilmente deperibili”].

Allora non rimarrebbe all’ [L’]Italia [tornerebbe ad essere come la preferirono sempre i suoi secolari nemici: una semplice espressione geografica.] che di essere un Paese cantastorie, di suonatori, di camerieri, di operai adibiti alle industrie di lusso, merletti, pizzi. Io mi rifiuto di pensare che ci siano degli italiani, degni di questo nome, che [possono] possano prospettarsi una cosa di questo genere senza sentirsi sprofondati nella piú ontosa delle umiliazioni e delle vergogne.

Propaganda colonialista. Quaderno “Il nuovo impero italiano”

Ci sono dei dubitosi, e non bisogna meravigliarsi. Cristo non ebbe che dodici discepoli, e se li era coltivati durante tre anni, [con una predicazione sovrumana] attraverso le colline riarse della Palestina. Eppure [,] nell’ora della prova, uno lo tradí per trenta denari, un altro lo rinnegò tre volte, e [alcuni altri] tutti erano piuttosto incerti. Non c’è dunque da stupirsi se vi sono dei dubitanti. A questi dubitanti bisogna dire [che] alcune cose. questa guerra ha degli sviluppi che non possono essere preveduti [,] .

Ha degli sviluppi di natura politica [,] che sono in gestazione. Si può dubitare della solidità interna degli Stati Uniti. Il iq di questo mese, al Consiglio dei Ministri, dissi che la composizione sociale degli Stati Uniti è tale che domani potrebbe saltare. Quattro giorni dopo c’è stata la rivolta [I massacri] dei negri a Detroit . dimostrano che E quindi la famosa Carta atlantica è diventata una di quelle carte [carta. Voleva] Volevano l’eguaglianza delle razze. Ora si [Si] è visto che l’americano bianco ha una insofferenza fisica, irresistibile, [inguaribile] profonda per il negro. [I]

E credo che i negri [stessi, dopo la carneficina di Detroit,] si saranno convinti che le promesse di Roosevelt sono [menzognere] fallaci. [Chandra Bose, che non digiuna, è alle porte dell’India.] Vi sono i punti interrogativi dell’India, dell’Oriente. E finalmente, il [Il] nemico “deve” giocare una carta. Ha troppo proclamato che bisogna invadere il continente. Lo dovrà tentare, questo, perché altrimenti sarebbe sconfitto prima ancora di avere combattuto. Ma questa è una carta che non si può ripetere. Fu concesso a Cesare di invadere per la seconda volta la Britannia, dopo che un naufragio gli aveva disperso i legni coi quali aveva tentato la prima invasione.

E [ancora] bisogna distinguere ancora tra “sbarco”, che è sempre possibile, “penetrazione”, e, finalmente, “invasione”. È del tutto chiaro che se questo tentativo fallirà, come è mia convinzione [,] che fallirà, il nemico non avrà piú altre carte da giocare . [per battere il Tripartito. Giudica male gli sviluppi di questa guerra, colui che si ferma agli episodi.] E allora potrebbe anche darsi che qualcuno che oggi si è fatto abbondantemente scannare per la plutocrazia anglo-americana, trovasse che oramai il gioco non vale piú la candela. Ci sono quindi ancora nel nostro giuoco molte carte, molte possibilità.

Ma soprattutto, quello che deve essere nel nostro giuoco è la decisione. Bisogna che il popolo italiano faccia blocco. Bisogna che il [Il popolo] popolo italiano [è ormai convinto] si convinca che è questione di vita o di morte. Bisogna che non appena [il nemico] questa gente tenterà di sbarcare, sia [congelato] congelata su quella linea che i marinai chiamano “del bagnasciuga”, la linea della sabbia, dove l’acqua finisce e comincia la [terra] sabbia.

[Se] E se per avventura dovessero penetrare, bisogna che le forze di riserva [,] – che ci sono [,] – si precipitino [sugli sbarcati] su questi individui, annientandoli sino all’ultimo uomo. Di modo che si possa dire che essi hanno occupato un lembo della nostra [patria] Patria, ma l’hanno occupato rimanendo per sempre in posizione orizzontale, non in posizione verticale.

Ora il [Il] dovere dei fascisti è questo: dare questa sensazione, [e] dare, piú che [una] questa speranza, [la] questa certezza assoluta, [dovuta ad una] soprattutto questa decisione ferrea, incrollabile, [decisa,] granitica. Bisogna far sentire anche alle Forze Armate che questo è il volere del Popolo. Le Forze Armate non possono certamente essere da meno delle popolazioni civili che resistono a bombardamenti terribili, e dicono: “C’è la guerra”. Ormai le vittime dei bombardamenti sono numerose; sono forse ormai, penso, tra 15 o 20 mila. È il Popolo che sopporta la guerra.

Cosí il Partito si avvia ad adempiere la sua funzione [, in questo formidabile momento]. Il Partito [,] che è mia creatura, che amo e difendo, della quale sono geloso. In questo periodo il Partito deve essere piú che mai il motore di tutta la vita della nazione, il sangue che circola, l’aculeo che sprona, la campana che batte, l’esempio costante. L’esempio. Perché non [Non] vi è alcuna cosa al mondo che possa superare in efficacia l’esempio.

Stare in mezzo al popolo, assisterlo [,] : perché il popolo merita di essere assistito. Parlargli il linguaggio della verità. E tener duro. Tener duro, perché questo è voluto dall’onore. Coloro che oggi ci lusingano, o ci mandano dei messaggi tra [ingiuriosi] infami e ridicoli, ove domani noi [cedessimo] avessimo ceduto alle loro lusinghe false, ci farebbero un sorriso cortese, ma nel loro interno ci disprezzerebbero. Direbbero: “Veramente questi italiani non sono capaci di resistere fino alle dodici. Alle undici e tre quarti mollano”.

Questo per quanto riguarda l’onore, al quale dobbiamo tenere in sommo grado. Poi ci sono gli interessi [supremi della nazione e la conquista di una vittoriosa pace che dia all’Italia, da trent’anni in guerra guerreggiata, la calma e i mezzi per assolvere la sua storica missione che la impegnerà per il resto del secolo.]. Che nessuno pensi che una pace separata ci risparmierebbe dei bombardamenti. Diventeremmo un campo di battaglia. Tutti coloro che fanno questi discorsi sono fuori della realtà, sono anti-fascisti in malafede, sono esseri perniciosi, e come tali vanno eliminati.

Cosí il Partito, io credo, sotto la guida del camerata Scorza, sarà veramente all’altezza dei suoi compiti in quest’ora veramente solenne, di una importanza storica enorme, in quest’ora che decide almeno per tutto il secolo ventesimo il destino del Popolo italiano. Bisogna che tutti i fascisti siano i denunziatori di tutto ciò che non va nella vita della Nazione, dei denunziatori di tutti i disfattisti. Bisogna ottenere questo, che è un servigio. Bisogna superare certi stati d’animo negativi.

In ventun anni non ho trovato che due questori che venivano dal Fascismo: troppo pochi. Nei Regimi rivoluzionari, il servire il Regime anche nel campo della Polizia, soprattutto nel campo della Polizia, è considerato il massimo onore. Cosí si viene a creare nel Paese un’atmosfera ferma, decisa, vibrante.

E coloro che dicono che non ci sono entusiasmi, hanno avuto da noi una risposta. Però è chiaro che il giorno in cui noi riuscissimo a massacrare letteralmente i primi violatori del suolo di questa nostra cara, grande Italia, quel giorno gli italiani, anche se non esponessero le bandiere, esprimerebbero un entusiasmo profondo.

Fate sentire a tutti queste mie parole. Il discorso può rimanere inedito. (Rivolgendosi agli stenografi). Stenografi: non credo sia necessario dare alle cronache tutto quello che io dico. Dispensatevi da questa fatica: tanto io straccerò le vostre cartelle. Non è sempre necessario di avere gli scritti. Uno dei discorsi che ha avuto, diciamolo pure, il piú grande successo, fu il discorso inedito di Eboli, ai Battaglioni che erano là convenuti, Si sparse in un baleno in tutta Italia. Io dissi allora che avremmo messo in ginocchio il Negus. Infatti, lo mettemmo in ginocchio.

Mussolini, Hitler e Ciano

Cosí voi dovete far sentire, anche se non c’è il testo autentico, ufficiale, corretto in una edizione piú o meno riveduta, far sentire questa mia decisione. E fate in modo che questa decisione irremovibile diventi la decisione di tutto il Partito e di tutto il Popolo italiano.

La polemica [nemica] inglese è veramente stupida quando punta su me, personalmente su me. Questo è [l’eterno sistema] il gioco degli inglesi. Gli inglesi hanno sempre bisogno di concentrare la loro insoddisfazione, i loro [odî] odii sopra una persona . [che essi, falsi cristiani e autentici anticristiani, indicano come l’incarnazione del demonio. Per quello che riguarda la mia responsabilità, la rivendico, naturalmente, in pieno.]

E mi fanno un grandissimo onore. D’altra parte sono fiero di rivendicare la mia totale responsabilità in questa guerra. Un giorno dimostrerò che questa guerra non si poteva, non si doveva evitare, pena il nostro suicidio, pena la nostra declassazione [come potenza degni di storia.

Il nemico, e per me il nemico numero uno è sempre stato ed è l’anglosassone, sta oramai convincendosi che venti anni di regime non sono passati invano nella vita italiana e che è umanamente impossibile cancellarli. I soldati di tutte le Forze Armate sentono la grandezza del momento e dei loro compiti. Il popolo italiano possiede risorse morali ancora intatte. Prevedevano che sarebbe caduto in tre mesi. E in piedi dopo tre anni.

Oggi che il nemico si affaccia ai termini sacri della patria, i quarantasei milioni di italiani, meno trascurabili scorie, sono in potenza e in atto quarantasei milioni di combattenti, che credono nella vittoria perché credono nella forza eterna della patria.] . A un certo punto gli inglesi dovranno convincersi che questa mia volontà, questa mia decisa, assoluta responsabilità, è condivisa in pieno non solo da tutte le Camicie nere d’Italia, ma da tutto il Popolo italiano. E quando questo sia veramente patrimonio dello spirito di tutti, questo sarà elemento se non decisivo, certamente essenziale per la Vittoria.

 

IN COLLABORAZIONE CON:

Enzo Antonio Cicchino

Enzo Antonio Cicchino

Nato a Isernia nel 1956

Vive a Roma.

Matricola Rai 230160.

enzoantoniocicchino@tiscali.it

Autore e regista documentari RAI

ALCUNI LIBRI DI ENZO ANTONIO CICCHINO

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