SCUSI, PER ROMA? NON LA VIA, PROPRIO ROMA …

Non ci sono più le insegne, i cartelli stradali e nemmeno i nomi propri di una volta. In fondo non sono passati secoli da quando entravi in una salumeria e sapevi che lì vendevano i sali per il pediluvio, entravi in drogheria e sapevi che trovavi almeno della morfina o del metadone. Per non parlare della tintoria dove proiettavano i film di Brass e quindi i ragazzi non potevano entrare. Semmai passavano dalla segheria. O della parruccheria dove entravano di solito i rapinatori prima del colpo. Se la rapina andava male, se avevano combinato un casino, dopo si consolavano in pasticceria.

Adesso ci sono tutti questi termini inglese, spagnoli, cinesi. Non si capisce una acca di tutte quelle consonanti, cioè lettere che suonano sempre in gruppo. Ad esempio, un barbiere di Arco ha sulla porta un cartello: “Barber center”. C’è chi una volta entrato ha chiesto qualcosa da bere. E ci ha rimesso il codino. Stesso equivoco, al contrario però, in un pub che si chiama “Hair”. E che dire di un ristorante in riva al lago di Garda che si chiama Everest? C’era anche un mercatino dell’usato che si chiamava “Mio e tuo”. Gli altri ovviamente dovevano servirsi altrove.

Si è invece sfiorata la rissa al “Saloon”, si leggeva sul giornale. E ti credo, dove vuoi andare a fare i cazzotti se non in quel posto? Ci sono poi i circoli culturali che si richiamano ad altri mondi ma dal nome non si capisce bene quali. Che ci crediate o no c’è un’associazione, “Il ponte”, che cerca di dare aiuto ad aspiranti suicidi. E che dire dello scoiattolo mascotte del Festival dell’economia di Trento? Che con la crisi ci sono rimaste solo noci e fichi secchi da mangiare? O che è meglio scappare sugli alberi? L’altro giorno due anziani, in un bar, parlavano proprio di questo mondo che non sa più chiamare le cose per quello che sono. Diceva uno: Hai visto quella pubblicità dei biscotti grossi come una zucca? E l’altro: No, dove? Risposta: Ma si quei grandi biscotti che fa la Rovagnati, chissà che forni usano…

Insomma, non se ne esce. Come si diceva ci sono poi nuovi nomi di battesimo. A parte il pirla che ha chiamato il figlio Adolf Hitler e la sorella Eva Braun (voglio vedere cosa fanno da grandi se si trovano rinchiusi per sbaglio in un bunker), impazzano i nomi stranieri. Che poi vengono sistematicamente abbreviati. Così Jennifer diventa Jenni. Alexander, Ale, Ermenegilda Erme, Marialuisa, Meri; Mariapia, Meri; Mariabruna mari; Piersilvio testina.

E i nomi delle vie? Mi domando che senso ha chiamare via Rovereto una via di Riva e via del Garda una via di Rovereto. Anche perchè senza il prefisso “via” il postino rischia di sbagliare città. Perché non dedicare una via a Pinco Pallino? Sarebbe più comodo quando uno si dimentica il nome…

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