MUSSOLINI E IL GARDA – 9

a cura di Cornelio Galas

Della vicenda che vado a riesumare  cominciò a scrivere il giornale “Alto Adige” il 22 febbraio 1950, quando riprese la voce di un tesoro forse sepolto da militari tedeschi nel giardino dell’ex-Villa Acquarone, a Gardone Riviera. Nel periodo della Repubblica di Salò la villa – poi annessa all’hotel Monte Baldo – era sede di un comando tedesco. Non lontano soggiornavano, separati, Mussolini, sua moglie donna Rachele e Claretta Petacci, la sua amante. L’indomani il giornale titolò: ‘A Gardone è stata dissepolta della carta anziché dei gioielli, ritrovato un diario di Claretta”.

L'EX VILLA ACQUARONE DI GARDONE RIVIERA

L’EX VILLA ACQUARONE DI GARDONE RIVIERA

Lo scritto risalirebbe al periodo di detenzione di Claretta a Novara, nell’agosto del 1943, mentre il Duce era prigioniero a sua volta alla Maddalena e poi sul Gran Sasso. Sarebbero stati rinvenuti anche scritti del Duce. S’è ipotizzato e scritto molto, ci sono ancora documenti che lo Stato ha secretato.

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CLARA PETACCI E BENITO MUSSOLINI

Ma torniamo a quello che in quei giorni si scriveva. Il 21 marzo l’«Alto Adige» titola su tre colonne: ‘Sensazionali rivelazioni di un confidente di Claretta – Un capitano alto atesino organizzò la fuga di Mussolini – Franz Spögler consigliere “sentimentale” – Il duce avrebbe dovuto nascondersi sull’altipiano del Renon – Una fatale scenata di gelosia – In incognito a Merano per rintracciare la donna amata”.

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Franz Spögler

Il ‘capitano altoatesino” era l’Obersturmführer SS Franz Spögler, assegnato al servizio di intercettazione delle telefonate di Mussolini ed alla sorveglianza di Claretta Petacci, quando i due erano a Gardone. Il giornalista Guido Trivelli lo avvicinò più volte sul Renon, in Alto Adige, nel marzo 1950, e questo articolo è il compendio dei racconti che Spögler fece. Vi si legge che l’Obersturmführer raccoglieva le confidenze della Petacci e tra queste la decisione di far fuggire il Duce e nasconderlo in Alto Adige.

E qui Spögler, che abitava sul Renon, propose un suo piano. L’Obersturmführer, optante per la Germania nel 1939, venne arruolato nella Wehrmacht e trasferito dopo l’8 settembre 1943 in Italia. La sua buona conoscenza della lingua italiana lo portò alle funzioni di interprete, e successivamente, dopo la creazione della repubblica di Salò, a diretto contatto con Mussolini.

Villa Maria Elisabetta a Fasano di Gardone Riviera, sede della stazione di intercettazione del Sicherheitsdiens

Villa Maria Elisabetta a Fasano di Gardone Riviera, sede della stazione di intercettazione del Sicherheitsdiens

Spögler diventò cosi l’uomo di fiducia e il “consolatore comprensivo e benevolo, del Duce e di Claretta”. Si legge nel racconto di Spögler che Mussolini anche a Gargnano non rinunciava a brevi incontri con sue ammiratrici. La Petacci venne a sapere di una “signora lombarda”: scenata di gelosia al telefono e “quella sera stessa la Petacci sali su una macchina scura guidata dallo stesso Franz Spögler e partì, adiratissima, alla volta di Merano. Per tre giorni Mussolini la cercò disperatamente; una sola persona sapeva dove la donna si era rifugiata; ma gli ordini di lei erano stati precisi: «Ben» non doveva sapere. E Spögler non disse nulla (…). Partì e utilizzò i quattro giorni che gli erano stati concessi (per rintracciarla) per compiere la «missione», per recarsi sull’altipiano del Renon ed effettuare una breve escursione nella località dove Mussolini avrebbe dovuto rifugiarsi.

Allo scadere del quarto giorno fece ritorno a Gargnano e riferi che era riuscito a sapere dove la Petacci si trovava. Mussolini, che in tutto quel tempo si era tormentato in una incertezza penosa, non seppe resistere e lo pregò di condurlo a Merano”.

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Secondo il racconto, Spögler e Mussolini partirono in auto sull’imbrunire, vennero fermati a tre posti di blocco della Wehrmacht ma poterono proseguire (Mussolini era in abiti borghesi), fino a Trento, Bolzano e Merano, ove giunsero prima di mezzanotte. “Tenero e patetico insieme fu l’incontro fra Mussolini e Claretta: sembrava non si vedessero da mesi. Mussolini non scese dalla macchina: attese la donna nell’interno. Di questa sua improvvisa scappata a Merano non si seppe mai nulla”. Passano i giorni, l’epilogo s’avvicina, e Mussolini – cosi riferirà Spögler – perfeziona il piano della Petacci: prima tappa Brescia, poi attraverso il Tonale alla Mendola e quindi a Bolzano”. Sarebbero dovuti salire sul Renon salendo dalla val Sarentino a Lana al Vento (Windlahn) per raggiungere il maso Jöcker, in località “Madonnina”, dove due anziani contadini li avrebbero ospitati per alcuni anni. Non se ne fece niente. Gli eventi precipitarono, si scelse il progetto Pavolini (raggiungere la Svizzera lungo il lago di Como), ma la colonna tedesca cui Mussolini, la Petacci e lo stesso Spögler s’erano aggregati fu intercettata dai partigiani.

La dirigenza delle SS in Italia nel 1944. Da sinistra, in prima fila, gli Ss-Brigadeführer Paul Zimmermann e Willy Tensfeld, l'Ss-Obergruppenführer Karl Wolff, il Gruppenführer Erwin Rosener. In seconda fila, sempre da sinistra, gli Ss-Brigadeführer Karl Brunner (comandante della polizia in provincia di Bolzano), Jürgen v. Kamptz, Wilhelm Harster e l'Ss-Standartenführer Harro With (Phil Nix)

La dirigenza delle SS in Italia nel 1944. Da sinistra, in prima fila, gli Ss-Brigadeführer Paul Zimmermann e Willy Tensfeld, l’Ss-Obergruppenführer Karl Wolff, il Gruppenführer Erwin Rosener. In seconda fila, sempre da sinistra, gli Ss-Brigadeführer Karl Brunner (comandante della polizia in provincia di Bolzano), Jürgen v. Kamptz, Wilhelm Harster e l’Ss-Standartenführer Harro With

Ma chi era Franz Spögler?  Nato a Renon il 29 giugno 1915 e morto il 10 agosto 1989, è stato un militare tedesco, noto in particolare per essere stato – come detto in apertura – nel periodo della Repubblica Sociale Italiana a Salò la guardia del corpo, uomo di fiducia di Claretta Petacci e ufficiale di collegamento tra Benito Mussolini e i gerarchi nazisti.

Nativo di Longomoso del Renon in provincia di Bolzano, Franz Spögler di professione albergatore, nel 1939, in seguito agli accordi tra Italia e Germania sorti sulla definizione dello status dell’Alto Adige, “optò” per la nazionalità tedesca e, allo scoppio a settembre della seconda guerra mondiale, si arruolò volontariamente nelle “SS” come aspirante ufficiale.

Dopo l’8 settembre 1943, ormai tenente, fu impiegato in Italia dapprima a Cassino poi presso i servizi di sicurezza della Gestapo nel quartier generale di Verona quale responsabile del servizio intercettazione delle radio nemiche in lingua italiana. Nell’ottobre dello stesso anno, fu incaricato dal generale Karl Wolff, comandante delle “SS” in Italia, tramite il generale Wilhelm Harster, capo del Sicherheitsdienst polizei SD delle “SS” di Verona, di sorvegliare Claretta Petacci, amante del Duce, nel corso del suo soggiorno gardesano a Gardone Riviera e di conseguenza lo stesso Benito Mussolini.

Laces/Latsch, 9 settembre 1943. Truppe motorizzate, entrate dal passo Resia, transitano lungo la Val Venosta ...

Il tenente Franz Spögler divenne quindi dal 28 dicembre il responsabile del servizio intercettazioni telefoniche a villa Maria Elisabetta a Fasano, sul lago di Garda, situata a fianco del Grand Hotel Fasano che era adibito a ospedale militare tedesco. L’unità era composta prevalentemente da personale altoatesino, maschile e femminile, in grado di parlare correttamente l’italiano. Spögler fotografò tutte le lettere di corrispondenza tra la Petacci e Mussolini e spiò le conversazioni del Duce a villa Feltrinelli che poi trascritte venivano puntualmente inviate all’ambasciatore tedesco Rudolph Rahn e al generale Harster.

MUSSOLINI CON RAHN

MUSSOLINI CON RAHN

Quando, la sera del 18 aprile 1945 Benito Mussolini, lasciò Villa Feltrinelli per raggiungere la Prefettura di Milano, Spögler, convinto da Claretta Petacci, la condusse a Milano la mattina del 19, dove si riunì ai genitori e alla sorella Miriam. Il 24 aprile, negli ultimi giorni della Repubblica di Salò, sempre a Milano, fu ricevuto nella Prefettura da Benito Mussolini dal quale ricevette, come affermò in un’intervista rilasciata al settimanale “Epoca”, una lettera da inoltrare in Svizzera, mediante il consolato inglese di Lugano, a Winston Churchill, nella quale il Duce sperava di ottenere protezione rendendosi utile alla lotta contro il comunismo. Questa lettera poi sarà pubblicata da Arnoldo Mondadori nel settimanale “Epoca” dell’11 marzo 1956. Il 25 aprile il tenente Spögler fu accusato da Mussolini, dopo l’incontro avuto da costui al Vescovado con il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster e gli esponenti del CLN, di averlo tradito avendo saputo poco innanzi delle trattative segrete del generale Wolff con gli alleati per la resa incondizionata delle forze tedesche in Italia.

IL CARDINALE SCHUSTER

IL CARDINALE SCHUSTER

Terminato il conflitto, Spögler riprese l’attività di albergatore a Longomoso e negli anni successivi fu al centro delle cronache nazionali per le sue dichiarazioni alla stampa o per fatti legati al passato bellico. Infatti, nel 1950 fu arrestato su mandato della Procura di Brescia con l’accusa dell’omicidio di Aldo Gasperini, brigadiere della polizia di Salò e autista personale di Claretta Petacci. Nel processo, celebrato nel 1951, Spögler, difeso dall’avvocato Giuseppe Castelletti di Castrovillari, fu completamente assolto in quanto il difensore dimostrò che Gasperini fu ucciso in uno scontro a fuoco con i partigiani a Musso il 27 aprile del 1945 nel corso della fuga di Mussolini verso il Ridotto alpino repubblicano.

Sempre nel 1950 dichiarò, come detto, al giornalista Guido Trivelli del quotidiano “Alto Adige” di aver pianificato nel gennaio del 1944, con Claretta Petacci e il benestare di Mussolini, di trasferire il capo del fascismo in un nascondiglio sicuro in Alto Adige. Il luogo prescelto fu individuato nel maso Jöker nella frazione Lana al Vento di Sarentino, sull’altipiano di Renon. Qui, i due amanti, sarebbero stati ospitati da due anziani contadini in attesa di tempi migliori e avrebbero raggiunto il sito passando per Brescia, il passo del Tonale, la Mendola e Bolzano.

CLARETTA PETACCI

CLARETTA PETACCI

Spögler e la Petacci vi fecero un sopralluogo, fotografarono il maso e sottoposero il tutto alla visione dell Duce. Nel 1970, sempre Spögler fu invece coinvolto nell’affare del falso carteggio Churchill-Mussolini  venduto a Heidemann, giornalista della rivista Stern. Infine nel 1974 confermò le rivelazioni del generale Wolff al tribunale arcivescovile di Monaco di Baviera del piano ordito da Adolf Hitler per rapire papa Pio XII e i cardinali della curia di Roma, dichiarando inoltre di aver per questo intercettato, eseguendo l’ordine di Heinrich Himmler, anche le comunicazioni dello stesso Wolff, sospettato di sabotare l’Aktion Papst.

KARL WOLFF

KARL WOLFF


Torniamo al soggiorno gardesano di Clara e Ben (così i due amanti si chiamavano nell’intimità), sulla base dell’imponente documentazione – in gran parte inedita – conservata nell’Archivio Petacci,  da alcuni anni aperto alla consultazione.

Il 18 aprile 1945, prima di lasciare le sponde del lago per andare incontro al suo tragico destino, Claretta Petacci affidò all’amica contessa Caterina Cervis (dama di compagnia della vedova di d’Annunzio) documenti e oggetti vari, stipati in quattro casse di legno zincate. Data la precarietà dei tempi, la nobildonna fece seppellire l’ingombrante bagaglio nel giardino di Villa Mirabella, dentro il perimetro del Vittoriale. Quando nell’ottobre 1949 la famiglia Petacci richiese quel materiale, la Cervis sostenne che fosse stato prelevato a fine aprile 1945 da ignoti militari; subodorando l’inganno, i genitori di Claretta chiesero l’intervento dei carabinieri, che il 9 febbraio 1950 individuarono e disseppellirono le casse.

VILLA MIRABELLA, NEL "VITTORIALE" DI

VILLA MIRABELLA, NEL “VITTORIALE” DI GARDONE RIVIERA

Gli oggetti e parte (marginale) dei documenti tornarono agli eredi, mentre diari, epistolari e fotografie finirono all’Archivio Centrale dello Stato, in quanto considerati di «eccezionale importanza ai fini della storia recente dello Stato italiano». I familiari – ne abbiamo riferito nelle precedenti puntate – avviarono un’azione giudiziaria che, attraverso vari gradi di giudizio, si è chiusa nel 2005 con la riconfermata attribuzione all’Archivio centrale dello Stato.

Da quel materiale si può ricostruire giorno per giorno la vita del vecchio dittatore e della sua giovane innamorata, a partire dalla telefonata d’inizio ottobre 1943 che la raggiunge a Merano, nel castello di suo fratello Marcello; la voce a lei cara pronunzia parole accorate, che leniscono mesi di dolore: «Hai sofferto, quanto hai sofferto! Mascalzoni, maledetti, pagheranno!! Dimmi che ti han fatto, metti tutto per iscritto: devi dirmi tutto, deve rimanere nella storia anche la sofferenza tua e quella dei tuoi!».

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E il 10 ottobre, dalla residenza di Villa Feltrinelli, a Gargnano, Mussolini le scrive una lunga lettera, la prima del fitto carteggio proseguito sino a metà aprile 1945, con profferte di amore totale: «Cara, comincio col dirti: per la giovinezza che mi hai dato, per la fedeltà che mi hai portato, per le torture che hai coraggiosamente sopportato durante il periodo più nero della storia italiana, io ti amo, come nel 1936-39, come nel 1940, come sempre».

CLARA PETACCI A SALO'

CLARA PETACCI A SALO’

Il passo successivo è il reincontro, sulla sponda bresciana del lago di Garda. Dal diario inedito della Petacci, in data 28 ottobre: «Dopo tre mesi e cinque giorni che non lo vedo, oggi si compirà il miracolo. Alle 10 mi dà conferma telefonica che mi attende». Claretta giunge a Gargnano sull’automobile del generale Karl Wolff, che la blandisce quale strumento per il controllo del capo della Repubblica sociale. Ironia della sorte, l’agognato incontro avviene nella fatidica scadenza del 28 ottobre, 21° anniversario della marcia su Roma. Siccome a Salò c’è poco da celebrare, Mussolini, libero da impegni istituzionali, riabbraccia l’amata, con reciproco turbamento: «Entriamo nella stanza … muti con gli occhi negli occhi, ci diciamo senza parlare la gioia, il tormento, la felicità, tutto, avvinti poi, tremanti, restiamo abbracciati, senza parole… in un’estasi sublime».

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Claretta si è sistemata a Villa Fiordaliso, a Gardone Riviera, a pochi chilometri dalla residenza del Duce. Gli incontri – generalmente due volte alla settimana – si alternano a telefonate (al numero 151) e a lettere quotidiane, sotto l’attenta sorveglianza tedesca: il Führer vuole essere aggiornato sulla condotta privata di Mussolini e sugli sfoghi che – confidati all’amante – ne rivelano le convinzioni interiori su guerra e politica.

A sorvegliare la trentatreenne romana è sempre lui, l’aitante sudtirolese di cinque anni più giovane, di cui il Duce è – a ragione – gelosissimo. L’Obersturmführer delle SS Franz Spoegler, alloggia infatti nella stessa abitazione di Clara e ne diviene grande amico: ogni sera la visita in camera da letto, per darle il bacio della buonanotte.

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Mussolini è sempre più irrequieto e il 26 ottobre 1944 fa l’offeso: «Siamo dunque alla fase della “affettuosa amicizia”, quindi sulla strada che porta più in là ? Quando l’amicizia e l’affetto marciano insieme, arrivano fatalmente – vorrei quasi dire meccanicamente – al punto più avanzato. Basterà un fatto qualunque a coprire l’ultima tappa … Non è rallegrante per me che un uomo tutte le sere venga nella tua camera da letto per telefonare. E che vi si trattenga molto tempo per complicare la “buona e affettuosa amicizia”».

CLARETTA

CLARETTA

Claretta gli confessa che Franz è innamorato perso e che lei non esclude di «potersi sbizzarrire» in sua compagnia, qualora Ben la tenga a distanza o addirittura la tradisca. Il 3 novembre, il Duce ha un soprassalto di gelosia: «Vedo che Spögler viene a trovarti»…
Oltre al focoso tedesco, vi è un misterioso giovanotto che invia alla piacente giovane romantiche lettere d’amore siglate S.V. e la scruta, ammirato, mentre passeggia nel parco o quando, seminuda, prende il sole al lago. Anche stavolta Mussolini viene a conoscenza dell’esistenza del rivale: Claretta, forse per torturarlo, gli legge stralci del seguente tenore: «Io voglio confortare la Vostra silenziosa, triste vita, e forse avvolgerVi di tenerezza buona perché voi soffriate meno…».

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