IL MASSACRO DEL GRAPPA – 2

a cura di Cornelio Galas

CINETECA

Il rastrellamento fatto nell’ambito della cosiddetta operazione “Piave” non ebbe come epilogo solo quei 32 impiccati a Bassano del Grappa del quale abbiamo riferito nella precedente puntata. Entriamo allora nei dettagli degli altri massacri.

Sempre a Bassano del Grappa, il 22 settembre 1944, presso la Caserma “Reatto”, due soldati tedeschi e il caporale-SS Karl Franz Tausch, uomo di fiducia di Andorfer e poi di Perillo, costringono due partigiani rimasti ignoti (forse due disertori della X^ Mas) a inginocchiarsi in una fossa. A un cenno di Tausch i militari accostano i moschetti alla nuca e li abbattono.

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Le vittime

  • 1. Partigiano Ignoto, partigiano della Brigata ‘Matteotti’, trucidato la sera del 22.9.44 presso la Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa.
  • 2. Partigiano Ignoto, partigiano della Brigata ‘Matteotti’, trucidato la sera del 22.9.44 presso la Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa.
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Sempre a Bassano del Grappa, ancora alla Caserma “Reatto”, la mattina del 24 settembre sono trucidati 14 partigiani; due plotoni d’esecuzione si alternano nelle fucilazioni: uno formato soprattutto da militi della Polizia Trentina (CST), e uno composto di ex “Fiamme Bianche” ora cedute alla Flak, e comandato da Aurizzi Fait; tra gli elementi del plotone c’è anche la mascotte del reparto, “Tonino”, Fausto Faccio, di tredici anni.

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I condannati, prima fatti vestire con tute da lavoro militari, così da renderne difficile il riconoscimento, vengono poi gettati per 10 giorni nelle fogne della caserma, per causarne la rapida decomposizione delle salme.

Il 28 novembre ‘45, nel corso del tentativo di riconoscimento delle salme sembra che solo 9 di queste vengano identificate dai famigliari: Emilio Boaretto, i fratelli Giuseppe e Manlio Chirco, Giovanni Favero, Mario Gattoni, Guido Pinarello, Pio Ricci, Giuseppe Romeo e Arturo Zen. Oggi, probabilmente, conosciamo altri 2 nomi: Antonio Danieletto e Gianpaolo Martignoni.

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Le vittime 

  • 1. Emilio Boaretto, cl. 23, da Venezia, partigiano della Brigata “Matteotti”; è fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 2. Giuseppe Chirco di Guido, cl. 24, nato a Marsala e residente a Venezia, disertore delle SS italiane e partigiano della Brigata “Italia Libera-Archeson”; è fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 3. Manlio Chirco di Guido, cl. 26, nato a Marsala e residente a Venezia, studente ginnasiale, partigiano della Brigata “Italia Libera-Archeson”; è fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 4. Antonio Danieletto di nn, cl. 18, da Modena; partigiano, ex Ignoto, è fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 5. Giovanni Favero di Leone, cl. 22, da Borso del Grappa (Tv); partigiano, fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 6. Mario Gattoni di Carlo, cl. 29, nato a Milano e residente a Venezia, studente ginnasiale, partigiano della Brigata “Italia Libera-Archeson”; è fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 7. Gianpaolo Martignoni di Luigi Giovanni, da Venezia; partigiano, è fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 8. Guido Pinnarello di Antonio, cl. 15, da Loria (Tv), partigiano; è fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 9. Pio Ricci di Francesco, cl. 25, nato ad Affile (Roma), disertore delle SS italiane e partigiano della Brigata “Italia Libera-Archeson”; è fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 10. Giuseppe Romeo di Idreno, cl. 25, nato a Tripoli (Libia), partigiano; è fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 11. Giuseppe Romeo di Idreno, cl. 25, da Tripoli (Libia), profugo a Pove del Grappa, partigiano, fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 12. Arturo Zen, cl. 26, da Borso del Grappa (Tv), partigiano, fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 13. Partigiano Ignoto; fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 14. Partigiano Ignoto; fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 24.9.44.
  • 15. Partigiano Ignoto; fucilato alla Caserma “Reatto” di Bassano del Grappa il 28.9.44.
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Nel corso del grande rastrellamento del Grappa del settembre 1944, Domenico e Beghellino Bof, Francesco Grando, Gino Grisotto, Giovanni Rech, Antonio Scariot, Eugenio Scopel e Alberto Zanolla, sono catturati e costretti a trasportare le munizioni dei tedeschi.

Alla fine, il 24 settembre 1944, in Val dei Frassini, vengono schierati lungo il muro e fucilati. Eugenio Scopel e Beghellino Bof tentano la fuga ma mentre quest’ultimo riesce a mettersi in salvo, Scopel viene raggiunto e ucciso.

Per quell’eccidio Attilio Bolzonella viene condannato a morte dalla CAS di Belluno il 30/7/1946. Il 7/4/1948 la Corte d’Appello di Venezia commuta la pena in ergastolo. Successivamente la pena sarà ulteriormente commutata in 30 anni di reclusione e poi via via ridotta fino a 10 anni.

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Partecipano anche le Brigate nere di Vicenza e Treviso. I reparti indicati sono tra quelli presenti sul Grappa durante il rastrellamento, ma non è dimostrabile quale di essi abbia materialmente ucciso gli ostaggi, anche perché erano presenti pure reparti fascisti.

Le fonti non concordano sul numero delle vittime. Boschis e Carano riportano 7 nomi; Sirena ne cita 5, sostenendo che però con essi dovevano essere fucilati altri due ostaggi, di cui uno sarebbe riuscito a fuggire mentre l’altro sarebbe stato finito poco distante. Il parroco di Valle di Seren (Belluno) cita infine solo 4 nomi. Tutti però concordano sulle modalità dell’episodio.

Le vittime

  • 1. Bof Domenico “Pace”, nato a Seren del Grappa (Belluno) l’1/9/1906;
  • 2. Grando Francesco “Ferro”, nato a Seren del Grappa (Belluno) il 4/7/1913;
  • 3. Grisotto Gino Gregorio “Gorio”, nato a Seren del Grappa (Belluno) il 16/11/1905;
  • 4. Rech Giovanni “Neoris”, nato in Germania il 21/4/1899;
  • 5. Scariot Antonio, nato a Seren del Grappa (Belluno) l’1/2/1903;
  • 6. Scopel Eugenio “Pantera”, nato a Seren del Grappa (Belluno) il 5/5/1912;
  • 7. Zanolla Alberto, nato a Seren del Grappa (Belluno) il 26/4/1902.

Il 26 settembre 1944 i nazifascisti impiccarono, come abbiamo riportato nella prima puntata, 32 giovani nelle vie centrali di Bassano del Grappa, tuttavia presso la caserma “Efrem Reatto”, sede del Quartier Generale dell’Operazione “Piave”, rimasero 51 prigionieri di cui non si conosceva l’identità, la cui sorte è ignota perché nessuno di loro nel dopoguerra si presentò a rendere testimonianza e nessuno li vide più: letteralmente scomparsi.

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Tale Loriato Remo, classe 1909, di Bassano, costretto a guidare un camion per conto dei nazifascisti, nel dopoguerra riferì sia alla Commissione di Giustizia di Bassano de Grappa che al Procuratore Generale di Vicenza che alle 3 del mattino del 29 settembre 1944 aveva ricevuto dal caporale Karl Franz Tausch, uomo di fiducia del tenente Andorfer del Servizio di Sicurezza tedesco (SD), l’ordine di trasportare i 51 detenuti – scortati da alcuni soldati tedeschi guidati da un capitano e da alcuni militi dei Battaglioni “M” agli ordini di due ufficiali – fino al quadrivio di Casella d’Asolo (TV), dov’erano in attesa delle SS germaniche con un camion e un camioncino.

I prigionieri furono fatti scendere e divisi in due gruppi: il primo, di 36, venne fatto salire sul camion tedesco; il secondo, di 15, fu spinto in un prato vicino e passato per le armi. I corpi dei caduti furono posti sul camioncino a cura dei militi dei Battaglioni “M” e quelli che non ci stavano furono caricati assieme ai detenuti vivi.

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Poi i due automezzi si allontanarono, e Loriato rientrò a Bassano. I giudici, ritenendo Loriato un teste degno di fede, indagarono ma senza ottenere risultati. Allo stato attuale delle ricerche, è in corso di verifica l’ipotesi che tra quei prigionieri ci fossero i carabinieri del distaccamento di Casella d’Asolo (dislocato presso Villa Trentinaglia) i quali avevano disertato il 6 settembre 1944 per unirsi ai partigiani della Brigata “Italia Libera Archeson” e dei quali più nulla si seppe.

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All’alba del 22 settembre i tedeschi individuarono nove partigiani nascosti in una galleria della Grande Guerra nei pressi di casera dei Cavasi e, scagliate un paio bombe a mano, ordinarono loro di arrendersi, sparando però contro i primi due che si presentarono con le mani alzate: Aldo Torresan, che cadde ucciso, e Santo Valente, ferito leggermente.

I superstiti (otto) furono condotti dapprima all’Istituto Filippin di Paderno del Grappa, sede del Comando Tattico del settore sud del Grappa, e poi alla caserma “Efrem Reatto” di Bassano del Grappa, Quartier Generale nazifascista.

Interrogati e processati, in parte furono deportati in Germania (di questi Pietro Morosin e i fratelli Gianni e Walter Bortolazzo decedettero di fame e di fatiche nel KZ di Dachau) e in parte vennero destinati al lavoro forzato nei cantieri della Todt.

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Quello stesso giorno, sempre nei pressi di casera dei Cavasi, i nazisti sorpresero tre partigiani della ‘Matteotti’ che tentavano di scendere in direzione di Crespano del Grappa, sterminandoli a raffiche di mitragliatrice: verso mezzogiorno toccò a Ilario Guadagnini; nel tardo pomeriggio fu la volta di Ado Bonali, Mario Callegari e Antonio Gonzo, i cui corpi furono poi gettati nella “Pozza delle Vacche”.

Tra i partigiani uccisi dai tedeschi nel pomeriggio del 22 settembre 1944 nella zona della casera dei Cavasi viene indicato Simonetto Ugo, di Vedelago (TV), che in realtà fu fucilato dai legionari della “Tagliamento” a Cason di Meda, Borso del Grappa, il 25 settembre 1944.

Le vittime

  • 1. Bonali Ado, classe 1922, di Treviso, studente, Brigata “Matteotti”, ucciso
  • 2. Callegari Mario, classe 1925, di Montebelluna, carpentiere, Brigata “Matteotti”, ucciso
  • 3. Gonzo Antonio, classe 1916, di Isola Vicentina (VI), appuntato dei carabinieri, Brigata “Matteotti”, reparto CCRR a Cima Grappa agli ordini del tenente Luigi Giarnieri, ucciso
  • 4. Guadagnini Ilario, classe 1924, di Crespano del Grappa, fabbro, Brigata “Matteotti”, ucciso
  • 5. Torresan Aldo, classe 1924, di Crespano del Grappa, impiegato, studente di medicina, Brigata “Matteotti”, ucciso

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Sempre durante il rastrellamento del Grappa il paese di Cavaso del Tomba fu invaso dagli squadristi. Venerdì 22 settembre 1944 alcuni catturati furono bestialmente seviziati nel campanile e in seguito portati a morire altrove. Sabato 23 settembre gli uomini del paese in parte furono confinati in una stanza annessa alla chiesa parrocchiale e in parte furono avviati a piedi fino a Possagno per essere rinchiusi nelle scuole locali.

Nel frattempo le BBNN perquisivano le abitazioni segnando i muri di quelle già controllate con la scritta ‘V Compagnia”. Lo stesso giorno cominciarono le impiccagioni delle vittime che, condannate dal Tribunale di Guerra di Quero (BL), venivano portate in paese dal cosiddetto “camion della morte”.

Tra le ore 17,30 e le 18 fu la volta di Ardito Giuseppe, di Ballestin Alfredo e del marinaio sconosciuto: il primo impiccato al poggiolo di casa Binotto a Caniezza (lato nord); il secondo, dopo che la sua casa era stata data alle fiamme, a un albero di gelso all’inizio dello “Stradon de Oie” mentre sua madre, Maria Scopel era obbligata ad assistere al supplizio; il marinaio sconosciuto a un palo della luce nei pressi del Capitello di Piazza Pieve.

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Seguirono le impiccagioni di domenica 24 settembre. Alle ore 14 Ancona Michele, al poggiolo di casa Binotto (lato che dà su Piazza Caniezza), Carlesso Gilberto al poggiolo di Casa Favero in Via Molinetto, Dissegna Guerrino al poggiolo del Municipio (lato di Via Molinetto), Scalco Matteo al poggiolo di Casa a Binotto (lato nord di Caniezza) e Zilio Marcello al balcone del Municipio (lato Via Molinetto); alle 15,30 Binotto Girolamo, a un palo della luce nei pressi della chiesetta di San Vittore, nella frazione di Virago; alle 16 lo sconosciuto con i pantaloni della Marina, al balcone del Municipio di Caniezza; alle 16,30 D’Innocenzo Carmine, al poggiolo di casa Rigattieri in Via Molinetto di Caniezza; alle 17,30 Andrighetti Mirto, a un palo della luce di fronte a quello dal quale pendeva Binotto Girolamo. alle ore 18 Metti Ermenegildo, al palo della luce vicino all’osteria “Bellincanta” in Piazza Pieve a Cavaso.

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Le vittime

  • 1. Ancona Michele, classe 1922, di Grottaglie (Taranto), carabiniere, Brigata “Matteotti”.
  • 2. Andrighetti Mirto, classe 1926, di Arten di Fonzaso (BL), Brigata “Matteotti”.
  • 3. Ardito Giuseppe, classe 1914, di Trieste, Brigata “Matteotti”.
    4. Ballestin Alfredo, classe 1925, di Cavaso del Tomba, carabiniere, Brigata “Matteotti”.
  • 5. Binotto Girolamo, classe 1924, di Bolzano Vicentino (VI), carabiniere, Brigata “Matteotti”.
  • 6. Carlesso Gilberto, classe 1928, di Romano d’Ezzelino (VI), Brigata “Italia Libera Campo Croce”.
  • 7. D’Innocenzo Carmine, classe 1917, di Magliano dei Marsi (L’Aquila), carabiniere scelto, Brigata “Matteotti”.
  • 8. Dissegna Guerrino, classe 1917, di Romano d’Ezzelino (VI), Brigata “Italia Libera Campo Croce”.
  • 9. Metti Ermenegildo, classe 1923, di Maser (TV), carabiniere a cavallo, Brigata ‘Matteotti’.
  • 10. Scalco Matteo, classe 1920, di Marostica, residente a Bassano, Brigata “Matteotti”.
  • 11. Zilio Marcello, classe 1920, di Romano d’Ezzelino, Brigata “Matteotti”.
  • 12. Sconosciuto, marinaio, ventenne, capelli neri ondulati, di Mestre (VE) o dintorni, Brigata “Matteotti”.
  • 13. Sconosciuto, indossava pantaloni della Marina

Reparti responsabili: SS-Polizei-Regiment Bozen e  Brigata Nera “Antonio Faggion” di Vicenza

Persone responsabili o presunte responsabili:

  • Antonio Comparini, classe 1896, di Firenze, Segretario Politico di Marostica (VI), comandante della 5ª Compagnia della XXII BN addetta alla sorveglianza del 5° sotto-settore. CAS di Treviso, sentenza n.2/47 del 24 gennaio 1947 – R.G. 58/46 – a carico di Comparini Antonio, Mercaldo Italo Michelangelo e altri, deposizioni dibattimentali di Menegozzo Celio, Bellincanta Giuseppe, Ces Antonio, e Zanatta Angelo (udienza dell’8 gennaio 1947) e di Bobbato don Giovanni (udienza del 21 gennaio 1947). Comparini Antonio, latitante, nel gennaio 1947 fu condannato dalla CAS di Treviso a 21 anni di reclusione; la Corte di Cassazione nel giugno 1950 annullò senza rinvio nei suoi confronti la sentenza di 1° grado “per non avere costui commesso il fatto” e ordinò la revoca dell’ordine di cattura.
  • Gastone Busolini, nominativo generico o non identificato emerso dalla documentazione, presunto comandante di squadra del reparto di Comparini.
  • Maurillo Rossi, nominativo generico o non identificato emerso dalla documentazione. Maurilio Rossi, classe 1922, di Leghe di Velo (VI), reggente del Fascio di Nove (VI) e comandante di squadra del reparto di Comparini, in rapporto clandestino con i partigiani

Cornuda è un paese posto a sud di Pederobba – che invece si trova nella pedemontana – dove ci furono (lo vedremo nella prossima puntata) 8 impiccati nel corso del rastrellamento del Grappa. Le vittime di Cornuda, al pari di quelle di Pederobba, furono catturate nel settore ovest, giudicate dal cosiddetto Tribunale di Guerra di Quero (BL) e, una volta condannate alla pena capitale, furono trasportate, il 25 settembre 1944,  nei paesi della pedemontana, ma anche a Cornuda, a bordo del cosiddetto “camion della morte” in modo che ovunque rimanesse appesa una vittima a monito per chiunque decidesse di opporsi ai nazifascisti. Camazzola e Fondrini, secondo una testimonianza attendibile, furono impiccati non da tedeschi o da BBNN bensì da fanti di marina della Divisione ‘Decima (X MAS).

Le vittime

  • 1. Camazzola Luigi, classe 1924, di Romano d’Ezzelino, Brigata “Matteotti”
  • 2. Fondrini Attilio, di Olmo al Brembo (Bergamo), classe 1926, di Postioma (TV), profugo a Romano d’Ezzelino (VI), Brigata “Italia Libera Campo Croce”.
  • 3. Villanova Giuseppe, classe 1913, di Pederobba, contadino, Brigata “Matteotti”
  • 4. Zilio Giocondo, classe 1926, di Romano d’Ezzelino, Brigata “Matteotti”.
  • 5. Sconosciuto

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La XXII BN di Vicenza in occasione del rastrellamento aveva dislocato il Comando generale a Crespano del Grappa, dove molte famiglie avevano i loro uomini tra i partigiani; terminata la fase dell’attacco, il Federale di Vicenza Innocenzo Passuello provvide di persona a interrogare numerosi prigionieri nella piazza centrale del paese, destinandoli al Comando tattico tedesco di Paderno del Grappa, presso gli Istituti Filippin.

Qui entrarono in gioco gli informatori che sfilavano a turno davanti ai prigionieri allineati in una grande stanza, indicando ai tedeschi quelli che sapevano essere dei “ribelli”. Per esempio la diciannovenne asolana Ida Fuffo – spia del tenente Mercaldo, comandante del distaccamento GNR di Crespano – denunciò otto detenuti, tre dei quali (Andreatta, Giarnieri e Prevedello) furono messi a morte. Giarnieri, tenente dei carabinieri, aveva comandato un reparto a Villa Volpi di Maser (TV) vigilando sugli uffici del Ministero della Guerra a Possagno (TV) e provvedendo alla sicurezza del Maresciallo Rodolfo Graziani che pernottava alla Villa in occasione delle sue visite al Ministero.

Unitosi ai partigiani, aveva diretto il nucleo di carabinieri di Cima Grappa, mantenendo l’ordine pubblico e custodendo i fascisti e i tedeschi imprigionati nella lunga galleria colà scavata nella Prima Guerra Mondiale.

Giarnieri, fu seviziato dai tedeschi per due giorni consecutivi e il 24 ottobre fu impiccato a un gancio infisso sul muro di un edificio di Crespano e lasciato esposto con un cartello sul petto: “Ero un ribelle e questa è la mia fine”; la popolazione fu costretta a sfilare sotto il suo corpo. Il 24 settembre stesso le BBNN perquisirono Crespano e i paesi vicini scovando molti giovani i quali si erano nascosti nelle proprie case dopo essere sfuggiti al rastrellamento.

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Gli arrestati furono trasferiti al Q.G. di Bassano per gli interrogatori e molti, condannati alla deportazione in Germania, non fecero più ritorno, come i sette giovani di Crespano sopra elencati e altri arrestati alla casera dei Cavasi, che furono destinati al campo di sterminio di Dachau morendo di fatiche e di stenti.

Il signor Giorgio Ucròpina, quindicenne all’epoca dei fatti e presente a Crespano, intervistato da Lorenzo Capovilla nell’aprile 2010, ha dichiarato che lo sconosciuto denominato “lo slavo” al momento dell’esecuzione gridava: “Lasème star! Mi no go fato gnente! Son innocente!”, pertanto probabilmente era un veneto oppure un istriano.

Al primo tentativo di impiccarlo, la corda si ruppe, allora gli aguzzini lo finirono con il calcio dei moschetti. Poiché l’identificazione di Vicini Mario, di Milano, fucilato in Via Covolo, non è certa, al suo posto potrebbe esserci Inghirami Luigi, di Massa Carrara, carabiniere, Brigata “Matteotti”, fucilato in pari data in località San Vittore di Crespano del Grappa (a poca distanza da Via Covolo).

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Le vittime

  • 1. Andreatta Attilio, classe 1915, di Paderno del Grappa, contadino, Brigata “Italia Libera Archeson”, fucilato il 22 settembre in Via Covolo
  • 2. Giarnieri Luigi, classe 1920, di Napoli, tenente dei carabinieri, Brigata “Matteotti”, impiccato il 24 settembre in Piazza San Marco.
  • 3. Prevedello Antonio, classe 1919, di Paderno del Grappa, contadino, Brigata “Italia Libera Archeson”, fucilato il 22 settembre in Via Covolo
  • 4. Sconosciuto detto “lo slavo”, di origine triestina, partigiano, impiccato il 22 settembre in Piazza San Marco
  • 5. Vicini Mario, di Milano, Brigata “Italia Libera Archeson”, fucilato il 22 settembre in Via Covolo.
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