L’OPIO DELA BUSA

di Cornelio Galas

UNA CANNA

UNA CANNA

Tèi, en vècio compagn de nàja el m’ha mandà na mèil en dove che el me domanda cossa che l’è ‘sta “Lopio-Busa” che dale nosse bande i continua a nominarla e a dirse’n su de boia e de vaca. Ghe rispondo: dame almen na ‘stimanòta che a dir la verità gnanca mi, ale tante, no so pu bem cossa che l’è.
Entant ghe penso su. Fin che me l’ensogno anca de not. Vardo giornài veci. Lèzo quei nòvi. E quel che i mete su Fesbuch. Ala fim gò mandà sta meil chive, en ‘taliam, perché ‘l me amico l’è da ‘n zò. Savéme dir se la pol nar, prima che schiza el botòm per mandarla via. Me farésse en grant piazèr. Saludo.

“Caro Gianni,
intanto ti consiglio, per la prossima volta che verrai a trovarmi, di lasciare la tua macchina al casello Rovereto sud dell’A22 e di procedere da lì fino a Vignole con la bici che – vedo nelle foto sul suo sito – usi per le tue escursioni. C’è una salitina solo a passo S.Giovanni ma anche una bella pista ciclabile. Occhio solo lungo la provinciale della “Maza”: da una parte le rocce, dall’altra il traffico.

Detto questo è bene che ti traduca il nome di quello che per te – ovvio, non sei della zona – è un nostro oscuro oggetto del desiderio. In realtà in lingua italiana Lopio-Busa (ah, una sola “p” perché in trentino risparmiamo sule “doppie”) si dice “L’oppio della Buca.

Laddove non credo di spiegarti cosa sia l’oppio (cit. L’oppio dei popoli? La religione), ma invece ti spiego volentieri cosa è la Buca. Si tratta in realtà proprio di una grande depressione, di un “vuoto” creatosi nella mia zona dopo la glaciazione. Quando lo scioglimento dei ghiacci alla fine ha portato alla creazione del lago di Garda.

Ora, l’oppio della Buca è quindi in fondo un fenomeno stupefacente. Nel senso che si somma al “senso di vuoto” di pliocenica memoria un desiderio, un sogno, una voglia di nirvana, una ricerca ascetica.

Da decenni gli abitanti della Buca covano poi un malcelato sentimento di rivalsa nei confronti di chi – pare non solo per una situazione orografica a loro più favorevole – li guarda dall’alto in basso.

Non solo. Così come in tempi antichi i signorotti dei castelli pretendevano gabelle da bifolchi e servi della gleba senza nulla dare loro in cambio, da tempo questi “popoli alti” chiedono preci, voti, incenso e mirra tenendo ben stretto proprio l’oppio, vilmente sottratto subito alla vista dei Bucaioli non appena gli omaggi sono saldamente nell’altra mano.

Mala tempora currunt, caro Gianni nella mia zona. Non t’incantino le sirene delle guide turistiche con l’outdoor che tanto ti piace. Non ascoltare Infostrada quando parla di possibili rallentamenti del traffico. E non badare a quello che leggi sui nostri giornali locali.

C’è tanta ipocrisia, soprattutto in quei politici che magari a Roma voteranno per la liberalizzazione della droga leggera e qui … l’oppio lo danno solo ai loro accoliti. Lasciando la Buca senza quelle canne promesse. Ciao, ti aspetto allora. Fai un fischio quando sei a Rovereto che preparo polenta e coniglio”.

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