L’HA DETTO L’ADDETTO

Quella mattina, dopo il cappuccino e la brioche, era andato in banca. Un assegno interno.

Doveva far benzina, controllare olio e acqua, pagare una bolletta. Anche una contravvenzione per divieto di sosta.

Doveva pagare tante cose.

Come sempre, dopo l’ assegno, aveva chiesto anche un estratto conto. E come sempre l’ impiegata gli porse quel pezzo di carta, appena uscito dalla stampante, con le cifre rivolte verso il banco-cassa. Come sempre lui aveva appallottolato quel foglietto nel borsello. Tanto sapeva già tutto, per sommi capi: sottozero. Non importava di quanto. Certamente più del previsto. Meglio illudersi. Immaginare la normalità di un’operazione bancaria. Non leggere subito numeri, col meno davanti.

Ma quella mattina la palla di carta, fresca di stampa, non era entrata, al primo distratto colpo, nel borsello.

Si trovava lì, per terra. Sarebbe bastato un calcio per allontanare quel celluloso calice amaro. Troppa gente.

Ed allora, malcelando un gesto di stizza, la mano sfiorò il pavimento. Le ginocchia soffrivano. Il viso era quello di un attore consumato. Del tutto. Fino all’ osso. Fino a quelle articolazioni che non volevano articolarsi. Tendere e rilasciare muscoli. Troppa gente. La recita fu portata subito all’ultimo atto. Quel pezzo di carta, accartocciato, finì nel palmo. Fu a quel punto insolitamente vincente un moto di curiosità. Che lasciò il posto ad un dubbio: “Questo non è il mio estratto conto”. Il controllo, concitato, proseguì nella terra di nessuno della doppia porta d’entrata anti-rapina.

Occupò, nell’ ennesima rilettura, anche lo stretto vialetto tra i giardini antistanti l’istituto di credito (o di debito?). “Impossibile.. .”.

Quel conto era in attivo. Grazie ad un versamento (incomprensibile…”Ci sarà un errore”) di 4500 euro.

“Uno sbaglio…deve essere uno sbaglio. Si, sicuramente è uno sbaglio…E se mi sbagliassi a dire che è uno sbaglio?”

Tornare in banca ? Denunciare l’errore? Far finta di niente ?

Non riuscì a lavorare con la mente tranquilla quel giorno. Ma non tornò in banca.

Ne telefonò. Il giorno dopo l’ estratto conto lo fece senza contatti col personale della banca. Allo sportello del Bancomat.

Uguale. Anzi…c’erano altri 4500 euro. In più..

Ricontrollò il numero segreto, le cifre, i codici. Tutto a posto. Qualcuno gli aveva regalato altri 4500 euro.

Lasciò passare alcuni giorni. Poi, con la scusa del solito assegno interno, tornò in banca. E si fece fare il solito estratto conto. L’impiegata gli porse il foglietto con la consueta discrezione.

Lui lo voltò di scatto. Un movimento che non destò meraviglia. C’ era tanta gente impegnata a consultare moduli, contar soldi, chiedere informazioni.

Sull’ estratto i versamenti da 4500 euro non si contavano più. Uno al  giorno. ..due, tre addirittura qualche volta.

Biascicò qualcosa, rivolto all’impiegata.

“Scusi, cos’ha detto?”

-Niente…non è urgente…Passo domani…non è urgente…

“Mi scusi, ma proprio non ho capito…se posso esserle utile…” -Niente…grazie…niente, torno domani.

Da quella mattina di lui non si sa più niente.

Il suo cappotto, pieno di banconote, è stato dimenticato in un ristorante del centro.

Non ha lasciato mance. Ha dimenticato anche una calcolatrice. Vicino ai profiteroles.

“Se n ‘è andato in tutta fretta…non li ha neanche assaggiati. ..ha chiesto il conto e poi è scappato lasciando qui tutto quanto”. -Così, all’improvviso?

“Si, tutto d’un tratto…senza preavviso…lo può chiedere anche a quella signorina…è una che lavora in banca…viene sempre qui a mangiare con le colleghe nella pausa. ..era appena entrata . nel ristorante…Ma perché, quel signore ha fatto qualcosa di male ? Siete della Polizia? Qui non si possono controllare i clienti…entrano, mangiano, pagano, se ne vanno…lei capirà…”.

La Tv mandava in onda uno spot, che invitava ad abbonarsi alla Rai.

Un giovane, rintanato in casa. Con la paura di uscire…

Con la coscienza sporca. ..

 

 

 

 

 

 

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