LA MORRA

Il gioco della morra – e questo non è un pesce di aprile, semmai una trota alla griglia fatta in cortile di maggio – diventerà presto disciplina dolomitica, quindi patrimonio dell’Un e Nescun e anche dell’animalità, visto che dell’umanità lo è già. Come, non sapete come si gioca alla morra? In realtà nemmeno io però alla festa campestre se ne sono accorti solo dopo il decimo cambio di posto sul tavolo e il ventesimo passaggio della caraffa. Vuoto per pieno, come dice il geometra vicino a casa mia quando deve calcolare i volumi calpestabili (gli altri non si possono toccare: hanno l’immunità). Dicevo della morra. Intanto si gioca con le dita. Questo non vuol dire fare ombre cinesi (la morra cinese peraltro è unta e comincia sempre con gli involtini primavera) ma usare le dita per indicare un numero che, assieme alle dita dell’avversario, diviso tre e quattordici e frato due dovrebbe dare il numero vincente. In pratica se perdete lo capite supito perché il vostro compagno (si gioca in coppia, ma solo maschile) vi darà un pugno nello stomaco dalla rabbia. Ci sono comunque delle regole, almeno per la chiamata (perché bisogna urlare sempre il numero che si vuole ottenere) della cifra sulla quale si punta. Ad esempio, due diventa un per un, tre uguale a tre-tremendo, quattro a cater-caterina, cinque ci-cicotti, sei è detto chissà perchè “cià”, sette, sette-settanta, otto, otto-ottoni, nove nove-no vegno, dieci è la morra o “tutta quanta” o “larga la via” o “stretta la foglia”.

Bisogna poi darsi un ritmo. Cioè un colpo sul tavolo e uno per aria. Guai se si finisce per dare un pugno al compagno, ancora più grave se si butta per aria la caraffa. Peggio ancora se si dice cater-caterina (nel senso di quattro) proponendo una bella mano aperta nel segno del ci-cicotti. Si rischia l’espulsione dal tavolo e di pagare una decina di “giri” al bar.

Dicono che il famoso inno dei tifosi (chi non salta che canguro è, e) sia nato proprio da un gruppo di giocatori alla morra. (ci-cicotti cater-caterina oh, oh). E che alcuni di questi, notati in un rifugio alpino da un imprenditore, siano stati assoldati poi per smascherare chi propone tavoli in legno massiccio ma in realtà fatti con il compensato.

Altra diceria sulla morra è che abbia a che fare con associazioni malativose del sud (camorra). Ma si tratta di illazioni dovute ad un equivoco. Cos’è tutto quel casino? – chiese al telefono un brigadiere mentre l’appuntato stava appunto in un bar dove giocavano a morra. “Niente, stanno giocando alla morra”, aveva risposto il carabiniere. “Cos’è sta morra?” -Guardi, non lo so, mi pare che ci sia di mezzo comunque una certa Caterina che tutti conoscono. E da lì, come si può immaginare, le indagini presero subito il via partendo dal Quarto per finire a Marsala. 

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