CLARA E I SEGNALI DI FUMO

“Cara Clara…”.

No, non potevo iniziare la lettera così. Suonava male.

“Clara, ti scrivo per dirti che…”.

Ma che senso avrebbe avuto dire che stavo scrivendo? Chiaro, Clara no?

Il computer aveva eliminato diligentemente, senza lasciare alcuna traccia cartacea, almeno una dozzina di attacchi di una lettera che, altrimenti, avrebbe avuto tante compagne di sventura nel cestino. Immaginai allora di avere Clara davanti a me. Di poterle parlare. Feci di più. Accesi una sigaretta anche per lei. E la misi nel portacenere. Era come se Clara, invisibile, ogni tanto mi gettasse contro il fumo. Per gioco. Come una volta.

“Ricordi? Si fumava per ore e ore insieme. Le sigarette – questa è l’ultima, dicevi, mentendo, ad un certo punto – erano i terminali incandescenti delle nostre tensioni. Qualcosa di più di un rito, di un tic nervoso, di un vizio, di un modo per tenere occupate le mani e la bocca. Ce la passavamo con una complicità che poteva essere scambiata per rassegnata dipendenza. In realtà anche quei gesti banali, ipocriti (“Finiamo queste, tanto ne ho un altro pacchetto in borsa”) servivano a tenerci vicini. Tabagismi. Le dita giallo nicotina. La tosse cronica. Ma vicini. Anche quando i nostri discorsi ci allontanavano. Anche e soprattutto quando ti alzavi dal divano. E facevi tutto quel rumore con le tue chiavi. Anche quando andavi in bagno. Anche quando sono rimasto da solo in questa stanza, piena del mio fumo. Solo del mio.

Adesso vorrei smettere di fumare. Non ha più senso. O lo ha per abitudine, per assuefazione, solo dopo i pasti, quando ho bisogno di concentrazione, quando uno scatto d’ira mi porta via l’adrelanina.

Clara, se tu mi vedessi in questo momento…Se tu fossi qui, di fronte a me. Ti proporrei (non metterti a ridere, parlo sul serio) di andare a fare una passeggiata. Di osservare la campagna mentre s’infila il pigiama per ripararsi dalla brina. E userei le mani, certo, per metterti in disordine i capelli. E la bocca. Senza il sapore del tabacco. E vorrei lasciarmi andare così. Tutto di me nel tutto di te.

Poi potremmo anche fumare. Per raccontarci tutti questi mesi di assenza.

Guarda che si è spenta…

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