CIAO SERGIO …

molinari

 

CIAO SERGIO …
Scherzavamo spesso, io e Sergio Molinari, su cosa avrebbe scritto, uno dell’altro, in quello che in gergo si chiama “coccodrillo”. Ovvero il ricordo (con lacrime retoriche allegate) che di solito si fa sul giornale di persone molto conosciute nella comunità dove lasciano sempre e comunque “un grande vuoto”. Ci si sfidava – con entrambe le mani rigorosamente a sostegno del basso ventre – a fare un epitafio diverso dal solito. E questa, con Sergio, era davvero una lotta impari. Perché lui andava giù di brutto, com’era nel suo stile giornalistico, nel dire “pane al pane e vino al vino” (tra l’altro il titolo di una delle sue tante fortunate rubriche su “Il Trentino”), nel tirar fuori più i difetti che i pregi del potenziale illustre scomparso che a lui e a me non poteva nascondere alcunchè.
Ma qui non si tratta più di scherzare caro Sergio. Perché mi hai lasciato con un grande rimorso: quello di non averti salutato (tu sai anche perché) per l’ultima volta. Vittima, io, dell’egoistico desiderio, malamente celato, di tenerti su il morale con l’umorismo dell’assurdo. E battute certamente fuori luogo. Ma le ultime tue parole sono state “Cornelio, dai, lo sai che ti voglio bene …”. E quelle porterò per sempre dentro. Assieme ai nostri famosi, concordati, pesci d’aprile giornalistici. Agli “accordi” tra cronisti concorrenti: quei patti di non belligeranza per prender tempo e poter approfondire meglio le notizie ed evitare affannose, perniciose corse allo scoop a tutti i costi. Era bello, però, quando si dava il “buco” farsi – oggi tocca a me, domani tocca a te – i complimenti. E soprattutto sapere in privato da chi era arrivata la soffiata, il suggerimento, la conferma.
Siamo sempre stati convinti che oltre le quindici-venti righe pochi lettori riescono ad andare, a meno che non si tratti di una notizia piena di particolari dall’inizio alla fine. Non sto qui a ripetere quanto i tuoi colleghi hanno detto e scritto di te oggi. Tutto vero. Adesso, come si diceva, soprattutto nei turni domenicali, “tiro zò ‘l grigliòm … sentit che ciàs che ‘l fa?”. Dicevi di non credere nell’aldilà. Ma nello stesso tempo di essere sicuro – e citavi scrittori sudamericani – che tutti gli essere viventi hanno dentro qualcosa di magico. Che non può svanire nel nulla …
CORNELIO

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento