CIAO MICHELE

di Cornelio Galas

23 agosto 2017

Ed è estenuante. Un’angoscia dopo l’altra. Dire ciao a chi non c’è più – e sono tanti gli amici che se ne vanno – assomiglia ad un falso arrivederci, ad un più verosimile, ma nascosto, addio.

Michele Angiolini, 53 anni, di Riva del Garda. Finito nel buio: proprio lui, che amava tanto il sole, l’aria, il lago di Garda, la vita. L’ho conosciuto, rimproverato, amato, perfino invidiato nella breve parentesi in cui dipendeva dai miei “ordini di servizio” (si fa per dire: erano sempre e solo dei consigli per imparare il mestiere) alla redazione del giornale “l’Adige” di Riva del Garda. Ricordo le sue ironiche risposte, d’estate, sì, più o meno in questo periodo: “Ma perché tocca sempre a me scrivere del livello del Garda che si abbassa?”

La voglia e anche la capacità non gli difettavano. Sì, aveva il cosiddetto physique du rôle, la curiosità che deve sempre guidare il cronista, l’atteggiamento giusto per “entrare” nella comunità e riportarne i problemi. Da quelli piccoli, quasi condominiali, a quelli grandi, gli spazi per i giovani, ad esempio, in quegli anni.

Cos’è successo dopo? Me lo sono sempre chiesto. Così come mi è mancata, sempre, negli anni, la sua presenza, anche fisica, in quella redazione di viale Dante dov’era entrato chiedendo “permesso?”. Aveva commesso degli errori, sicuramente. Magari fidandosi troppo di quelli che reputava amici.

Fatto sta che ne avevamo parlato, una sera, alla Speckstube di Malcesine sul Garda, tra uno stinco, una birra, le patatine. Ed io di lui ho ancora impresso quello che vorrei tanto fosse un video da rivedere. La sua ingenuità. Quel suo inconfondibile modo di sistemarsi i capelli. La sua altrettanto unica risata. Che lasciava però, almeno a me, un retrogusto di tristezza, di malinconia.

Ho conosciuto anche suo padre, Roberto, una figura importante, ma prima ancora un punto di riferimento (per i valori, l’amore per il prossimo e per l’ambiente soprattutto) per l’intera comunità rivana. Ed ho visto come ha cercato di aiutare Michele in quegli anni difficili. Nel migliore dei modi. Che non vuol dire solo carezze e ipocrita comprensione.

Mancherà Michele. A tanti. A chi soprattutto quel ciuffo biondo ribelle ha regalato momenti di allegria, spensieratezza. A chi ne ha capito i tormenti che mai ha esibito come alibi. A chi gli ha voluto bene, magari, proprio come me, senza dirglielo.

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