C’E’ IL MARE …

di Cornelio Galas

123-f

Era un innesto mentale. Un sogno artificiale. Colori e calori a comando. Non era di plastica la mia mano. Scivolava sulla superficie di quel masso, appiattito dai marosi, con la sicurezza, al tatto, di non incontrare asperitĂ . NĂ© schegge di tempo.

Putride alghe. Lattine arrugginite.

“Sono venuto qui per arrivare proprio in questo punto. E toccare proprio questo sasso”.

Non era passato molto tempo da quel pomeriggio arrosto. Ah, certo, era diverso Monterosso d’estate.

“Cos’hai sui piedi? Sembra catrame…”

-E anche fosse?

Un’incredibile grandinata aveva messo a dura prova la fragile copertura di un chiosco.

L’acqua misurava la propria crescita ogni minuto. L’unità di misura era il bordo di un marciapiede.

“Senti freddo?”

-Un po’…

La sacca era fradicia. Nessuno dei due aveva voglia di spostarla dal punto in cui si trovava.

Tra la zona ancora asciutta e quella esposta al diluvio io e lei avevamo lo stesso petto. Lo stesso naso. La stessa bocca.

“Andiamo a cercare un albergo?”

-No, si sta così bene qui…

Sul sasso ho ritrovato la scanalatura dove si era fermati gli occhiali da sole.

“Laggiù c’è la Francia. Più giù la Spagna, Gibilterra, poi l’oceano: ci pensi?”

-Ma in mezzo c’è il mare…

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