CAMBIO D’INDIRIZZO

Cercavo da tempo una stanza più grande. All’interno della quale fosse possibile anche solo immaginare un pianoforte a coda. Bianco.Grandi finestre, con tende gonfiate dal vento. Un pavimento di legno, che favorisse piedi nudi, appena usciti dal letto.

Cercavo un terrazzo, un balcone. Un cuscino che sapesse di donna. Ed un seno che sapesse di cuscino.

Mi diedi da fare. Ma ero troppo distratto. Guardavo il calendario, senza registrarlo.

Non tenevo conto delle informazioni immobiliari. E neanche di quelle della piazza.

Pensavo a barche, capanne, spiagge sperdute per spiare le mie perdizioni. Barboni senza barba. Ah, sarebbe stato sufficiente pensarsi meno eterni. Meno intelligenti. Considerare l’amore e il sesso come satelliti di Venere e dell’esistenza. La religione, un caffè ristretto (per quello lungo ci vuole la fede). La filosofia, un’etichetta per archiviare i libri. L’arte, un coinvolgimento. La morte, un contenitore.

Dal quale versare, subito o gradualmente, il contenuto.

Porterò la massa delle mie masserizie da qualche altra parte.

Spererò di sperare. Sognerò di sognare. Quanti problemi per un certificato di residenza. Per mettersi in regola su dove abiti. Non su come vivi. Continuerò a cercare la casa giusta. E’ questo che tiene in piedi il turismo?

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