ARMIR, IL DRAMMA DELLA RITIRATA – 71

a cura di Cornelio Galas

Fonte: “Rivista Militare” n. 1 – 2011 – Massimo Moreni Tenente Colonnello, in servizio presso il 2° reggimento genio pontieri

LE OPERAZIONI DEI PONTIERI IN RUSSIA
DALLE RIVE DEL PO A QUELLE DEL DON

Centoventinove anni dopo Napoleone, il 22 giugno del 1941 la Germania di Hitler invade l’Unione Sovietica dando inizio all’Operazione «Barbarossa». Questa, esaurendosi dopo alcuni mesi, sarà seguita da altre operazioni (Operazione «Tifone» e Operazione «Blu»). Nel luglio del 1941 inizia anche la partecipazione italiana all’invasione, in appoggio all’alleato tedesco.

IL CORPO DI SPEDIZIONE ITALIANO IN RUSSIA

L’impegno dell’Italia sul Fronte russo inizia con la costituzione del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR) nel quale sono inquadrati il I battaglione del 2° reggimento pontieri di Piacenza ed il IX battaglione del 1° reggimento pontieri di Verona. Il I battaglione del 2° reggimento pontieri, comandato dal Tenente Colonnello Evasio Biandrate, è costituito dalla 1a e dalla 2a compagnia pontieri.

Il IX battaglione del 1° reggimento pontieri, comandato dal Maggiore Giuseppe Montaretto, è costituito dalla 21a, dalla 22a e dalla 23a compagnia pontieri, oltre che da un plotone traghettamento. Terminato l’afflusso via ferrovia alla stazione di Borsa, presso la frontiera ungherese ai piedi dei Carpazi, non essendovi valichi ferroviari, i due battaglioni pontieri (entrambi auto-portati, dotati, cioè, degli automezzi necessari per il trasporto del personale e dei materiali) raggiungono il 28 luglio, per via ordinaria, la zona di radunata stabilita in Romania.

Le esigenze operative richiedono l’immediata partecipazione delle truppe dello CSIR nell’offensiva iniziata dai tedeschi per raggiungere il fiume Dnjepr, e in particolare dei pontieri per forzarne il passaggio. I due battaglioni pontieri vengono così messi a disposizione della 1a Panzerarmée comandata dal Generale von Kleist.

Il I battaglione pontieri viene subito incaricato di approntare e porre in esercizio due traghetti sul fiume Bug a Sawaran per consentire il passaggio di una autocolonna tedesca diretta a Schanshewato, impossibilitata a proseguire a causa della interruzione del ponte effettuata dai russi in ripiegamento. Il 29 agosto arriva l’ordine, per entrambi i battaglioni, di trasferimento immediato verso il fiume Dnjepr per ripristinare la possibilità di attraversamento.

Partono il giorno stesso alle ore 15.00, articolati su vari scaglioni di marcia, e giungono a destinazione il giorno dopo alle 18.00 dopo aver percorso 370 km su strade quasi impraticabili, ricevendo elogi per la celerità, l’ordine e la disciplina durante il movimento. Giunti sulla sponda amica del Dnjepr, il I battaglione pontieri riceve l’incarico di ripristinare il ponte metallico stradale e ferroviario interrotto gravemente dalle truppe russe in ritirata.

Il IX battaglione, invece, viene incaricato di ripristinare un ponte russo in legno su zattere di fusti, anch’esso fortemente danneggiato dalle unità russe.

Autocarri carichi di munizioni transitano sul ponte appena ultimato sul fiume Dnjepr (4 settembre 1941).

Proprio in quei giorni, gli uomini del IX battaglione scrivono alcune tra le pagine più belle della storia dei pontieri, riuscendo a ripristinare il ponte in legno russo sul Dnjepr, gravemente danneggiato lungo tutta la sua luce di 1 300 metri, nella notte tra il 3 ed il 4 settembre, nonché a mantenerlo in esercizio per tutto il mese di settembre (provvedendo continuamente alla sua riparazione con squadre che si alternano giorno e notte), nonostante il continuo tiro delle artiglierie e le incursioni aeree nemiche.

Già in tale contesto il Sottotenente Filippo Nicolai – 21a compagnia, IX battaglione del 1° reggimento pontieri – dimostra il proprio valore meritando sul campo la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:

«Ufficiale ardito ed entusiasta rinunciava al congedamento per partecipare alla guerra. Nella ricognizione di un ponte danneggiato dal nemico in ritirata, incurante della reazione di fuoco di questo, che ancora occupava la sponda opposta del fiume, assolveva il compito in modo brillante. Successivamente, durante il gittamento di un ponte sotto fuoco, assolveva con calma e perizia il difficile compito di Ufficiale alla testa del ponte. In numerose occasioni si prestava volontario per riattare il ponte danneggiato dal fuoco nemico, assolvendo sempre il compito in modo brillante. Dnjepropetrowsk 31 agosto-30 settembre 1941».

La decorazione, unitamente a quelle concesse ad altri pontieri, viene consegnata personalmente dal Generale Messe il 4 dicembre 1941, in occasione della festività di S. Barbara. Dopo le operazioni sul Dnjepr, i due battaglioni pontieri iniziano, con altre unità dello CSIR, la marcia verso il bacino del Donetz. Il I battaglione pontieri si porta a Pawlograd, ove gitta un ponte d’equipaggio sul fiume Woltschja in sostituzione di quello distrutto dai russi in ritirata.

Successivamente, con materiale reperito sul posto, costruisce un ponte permanente in legno, in sostituzione di quello d’equipaggio. L’impiego dei pontieri, all’epoca, prevedeva infatti che, immediatamente, si provvedesse al gittamento di un ponte d’equipaggio mediante materiale regolamentare su barche (va ricordato che il materiale da ponte derivava, con successive modificazioni e miglioramenti, dal ponte di equipaggio studiato dall’allora Capitano Cavalli e adottato dall’Esercito Piemontese nel 1836).

Successivamente, appena ultimato il ponte su barche, e ripristinata la comunicazione tra le due sponde, si realizzasse un ponte in legno di circostanza, con materiale reperito in loco, affinché si potesse recuperare il materiale da ponte d’equipaggio per la successiva esigenza. Dopo che il IX battaglione pontieri ebbe eseguito lavori di riattamento delle piste e reso praticabile al transito stradale il terrapieno della ferrovia Wladimirjewka-Grischino,
consentendo la ripresa del flusso dei rifornimenti e l’afflusso di numerosi reparti dello CSIR, i due battaglioni si trasferiscono a Jussovo (a sud di Stalino) dove vengono impiegati nella costruzione di aviorimesse nonchè per lo sgombero della neve dal campo di aviazione
di Putilowka.

Durante l’avanza invernale verso la linea del fiume Don, nel corso della seconda metà di gennaio 1942, ingenti forze russe sferrano una poderosa offensiva nel settore di Izyum, sul lato sinistro dello CSIR. Per sbarrare loro l’avanzata vengono inviate in quell’area tutte le forze disponibili e tra queste i due battaglioni pontieri, con compiti di fanteria. Essi vengono subito impiegati nel vivo della battaglia, affiancati alle truppe tedesche che operano nella zona di Sslawianka, per la riconquista dell’alta valle del Ssmara.

Dopo alterne vicende, il I battaglione pontieri ripiega sull’abitato di Nikolajewka. La pressione nemica, sempre crescente, viene alimentata anche da nuove forze che affluiscono da tutte le direzioni. Il combattimento si protrae per otto ore ininterrottamente durante le quali i pontieri, subendo gravi perdite, oppongono un’accanita resistenza nella speranza che nel frattempo giungano i carri tedeschi (i quali non arriveranno mai), sino al ripiegamento sul vicino abitato di Gejdjn.

Durante gli aspri combattimenti di quel giorno il Caporalmaggiore Donato Briscese da Venosa (Potenza), perde eroicamente la vita meritando la Medaglia d’Oro al Valor Militare, con la seguente motivazione:

«Pontiere capo squadra mitraglieri, in aspro combattimento contro rilevanti forze, portava i dipendenti con ardita decisione all’attacco, infliggendo gravi perdite al nemico. Caduti alcuni serventi, benché ferito una prima volta, rimaneva al proprio posto incitando i suoi uomini alla resistenza ed assicurando l’efficacia del fuoco dell’arma. Ferito una seconda volta al capo da scheggia di mortaio, cosciente della critica situazione per la grave minaccia nemica, rifiutava ogni cura e continuava audacemente la lotta. Rimasta l’arma inutilizzabile, si poneva alla testa dei superstiti e cercava ancora di arrestare il nemico con lancio di bombe a mano finché, colpito a morte da raffica di mitragliatrice, immolava la propria vita fiero di aver contrastato il passo al nemico, prodigandosi oltre gli umani limiti del dovere. Nikolajewka 20 febbraio 1942».

Nello stesso giorno, in particolare durante la notte tra il 20 ed il 21 febbraio 1942, il IX battaglione attacca il paese di Petrowka (nei pressi di Nikolajewka) e dopo un’ora e mezza di duri combattimenti l’abitato viene conquistato. I russi, ripiegati verso la collina, vengono supportati dall’arrivo di altre truppe con le quali incrementano nuovamente il fuoco contro i nostri reparti.

La situazione del IX battaglione diventa sempre più difficile. Il nemico, oltre a sviluppare l’azione sul fronte, la intensifica con i mortai e muove con altri reparti attaccando il battaglione sui fianchi. A causa della grave situazione, condizionata dalla mancanza di munizioni, per evitare di essere completamente aggirato dal nemico, il IX battaglione ripiega sulle posizioni di partenza.

Rilevanti risultano essere le perdite tra le quali i due Comandanti di compagnia (21a, Capitano Italo Ciocchi, e 23a, Capitano Carlo Munaro) che cadono valorosamente insieme al Sottotenente Filippo Nicolai da Caprarola (Viterbo) il quale, per il suo comportamento, viene decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare:

«Esemplare figura di Ufficiale e di combattente che a spiccate qualità di combattente univa integro sentimento e marziale carattere. Decorato di Medaglia d’Argento sul campo per aver, quale Comandante di plotone pontieri, in difficili condizioni, riattivato numerose volte un ponte interrotto dall’artiglieria nemica. Destinato, durante la lotta invernale, a difendere, in una fase incerta di aspro combattimento, un abitato contro cui faceva leva la pressione schiacciante di superiori forze avversarie, reagiva con strenuo impeto ed indomita tenacia, anche quando gli assalitori lo avevano accerchiato su posizioni avanzate. Asserragliatosi, anziché arretrare, teneva testa ai rinnovati urti del nemico, sul quale sprezzando lo strazio di mortale ferita, si avventava con un pugno di superstiti e, vietato ai suoi di soccorrerlo, cadeva incitando alla mischia. Petrowka 21 febbraio 1941».

L’ARMATA ITALIANA IN RUSSIA (ARMIR)

Mussolini decide di aumentare l’impegno dell’Italia sul fronte russo e quindi, nel mese di giugno 1942, fa affluire in Russia l’8a Armata Italiana (Armata Italiana in Russia – ARMIR) nella quale confluisce lo CSIR. I due battaglioni pontieri (I e IX), unitamente al II battaglione pontieri del 2° reggimento pontieri di Piacenza, comandato dal Tenente Colonnello Giuseppe Parisi, costituito dalla 41a e 42a compagnia pontieri, e dalla 101a compagnia traghettamento del 1° reggimento pontieri di Verona affluiti con l’ARMIR, passano sotto il Comando dell’8a Armata e da essa vengono impiegati decentrati a livello battaglione/compagnia.

Sino al 20 luglio 1942 i battaglioni pontieri vengono impiegati dal Comando genio dell’8a Armata per il gittamento di ponti e sistemazioni stradali per assicurare il passaggio delle Divisioni italiane che avanzavano, dopo l’offensiva sferrata l’11 luglio ’42.

Il ponte costruito sul fiume Dnjepr colpito da una granata da 203 mm.

Successivamente, da metà luglio a metà dicembre 1942, sono impiegati per il gittamento di ponti di equipaggio sul fiume Donetz e su altri fiumi minori esistenti nelle aree di Luganskaja-Woroschilowgrad – Olkwoj Rog, o per lavori di rafforzamento.

Arriviamo ora alle tragiche vicende relative all’offensiva russa del gelido inverno 1942-43, caratterizzate da aspri combattimenti svoltisi con temperature costantemente intorno ai 30 gradi sottozero. A metà dicembre, i russi sferrano, con l’Operazione Piccolo Saturno, una controffensiva sul Don ove si trovano schierate anche le unità dell’ARMIR.

Nel corso della battaglia difensiva sul Don, i battaglioni pontieri tengono fede alle gloriose tradizioni anche nell’avversa fortuna che li caratterizza e che li impegna in logoranti combattimenti. A metà dicembre, il I battaglione è dislocato a Luganskaja quando giunge un battaglione pontieri di formazione al comando del Tenente Colonnello Zucchelli con personale destinato a sostituire i pontieri che a causa della loro lunga permanenza al fronte dovevano essere avvicendati.

Effettuato l’avvicendamento, il Tenente Colonnello Zucchelli assume il comando del I battaglione Pontieri sostituendo il Tenente Colonnello Biandrate destinato in Patria ad altro incarico in dipendenza della sua promozione a Colonnello. Data la situazione critica determinatasi a seguito dell’offensiva avviata dai russi in quei giorni, il Tenente Colonnello Biandrate chiede ed ottiene di restare sul posto a disposizione del Comando Genio dell’8a Armata.

Tra l’altro, il Tenente Colonnello Zucchelli in quei giorni viene investito da un autocarro in
manovra e deve essere rimpatriato e il comando del battaglione viene assunto dal Capitano Crupi, in promozione a Maggiore. Il Comando dell’8a Armata affida al Tenente Colonnello Biandrate la difesa della linea del Donetz e del ponte di Luganskaja. Egli impiega la 1a e la 2a compagnia del I battaglione, ed il battaglione di formazione costituito dai rimpatriandi, quando oramai si accingevano alla partenza per l’Italia.

Affluisce in zona anche il LVI battaglione bis Pontieri costituito dai pontieri rimpatriandi appartenenti alla 22a e 23a compagnia del IX battaglione Pontieri. Impiega, inoltre, molti militari di vari reparti che provengono dalla linea del Don, provvedendo alla loro raccolta e riorganizzazione. Tali truppe, poste alla difesa della testa di ponte, sono impegnate particolarmente la notte di Natale del ‘42.

Avvicendati alla testa di ponte dal reggimento «Lupi di Toscana», dopo alterne vicende, riescono a ripiegare su Dnjepropetrowsk e poi a Gomel, e quindi avviati al rimpatrio alla fine del marzo ’43. Il II battaglione pontieri ponti pesanti viene impegnato per garantire la percorribilità degli itinerari attraverso il continuo spargimento di sabbia e scorie di carbone o, nei tratti di maggiore pendenza, per lo sgombero della neve, assicurando il transito delle colonne dell’Armata in ripiegamento sotto l’offensiva nemica.

Un ponte appena ultimato sul fiume Donez è stato aperto al transito.

Peraltro, il 18 e 19 gennaio 1943 si rivelano estremamente difficoltosi a causa di una violenta bufera con neve alta 2 metri. In quelle giornate i pontieri sostengono numerosi scontri a fuoco con il nemico, riuscendo sempre ad ostacolare il suo progresso. Successivamente riescono a gittare ponti sul Donetz e a raggiungere prima Dnjepropetrowsk e poi Gomel per poi rimpatriare a fine marzo 1943. Quando viene impartito l’ordine di ripiegamento, il 19 dicembre 1942, il IX battaglione pontieri ha le tre compagnie pontieri dipendenti ( 21a, 22a e 23a) decentrate in supporto, sulla linea del Don, a diverse Grandi Unità (Divisione «Pasubio» e II Corpo d’Armata).

La loro dislocazione non consente alle stesse di riunirsi al Comando di battaglione e, pertanto, ripiegano con le Grandi Unità predette, condividendo con esse le loro tragiche vicende. In particolare, la 22a compagnia pontieri resta accerchiata, con la Divisione «Pasubio», nella sacca di Tschertkowo. La compagnia resiste ad oltranza finché viene sopraffatta dalle forze nemiche e quasi completamente distrutta nei giorni 17-19 dicembre 1942.

18 gennaio ’43: si provvede allo sgombero della neve durante la ritirata.

Anche la 101a compagnia traghettamento seguì la sorte dei reparti del II Corpo d’Armata presso cui era aggregata, combattendo unitamente ai reparti di fanteria. Solo una squadra fece ritorno. A 85 000 circa ammonta il numero dei militari italiani che non tornarono più dal fronte russo. Molti caddero nel corso dell’avanzata, altri durante il ripiegamento combattendo nel corso dei numerosi scontri avvenuti.

Altri ancora, fermatisi per riprendere forza dopo le estenuanti marce avvenute nelle più difficili e avverse condizioni climatiche, non poterono continuare il cammino e, avendo esaurita ogni risorsa, perirono nella steppa russa. Molti altri, infine, non sopravvissero alla prigionia. Tra coloro che non tornarono, 1 740 appartenevano a reparti del genio dell’8a Armata e, tra questi, almeno 700 erano pontieri.

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